Fermento artistico e culturale; ragazzi giovani, musica e locali moderni. Voglia di emergere e farsi notare. Tirana è una capitale europea che corre veloce.
Come se volesse recuperare del tempo perduto
Corre trascinata dai tanti giovani che vogliono riprendersi la scena ed essere protagonisti, a buon diritto, del futuro della nuova Europa.
Tirana ci è piaciuta per l’atmosfera, ancor più che per i monumenti e le cose da vedere.
Quella che si respira nel Blloku, quartiere dove negli ultimi anni sono spuntate piccole gallerie d’arte, installazioni di street art, ristoranti e lounge bar.
Ironia del destino o, se preferite, dantesco contrappasso visto che il Blloku era il quartiere inavvicinabile della Tirana comunista. La zona più protetta, segreta e misteriosa, dove si trovavano le case dei vertici del partito che spadroneggiava e soggiogava l’Albania. Compresa la residenza di Enver Hoxha, temuto dittatore dal 1946 al 1985.
Chiunque si avvicinasse al Blloku veniva arrestato e, se la fortuna lo assisteva, solo torturato.
Il vecchio postbllok, il check point, è oggi un memoriale in cui è stato lasciato uno dei bunker sotterranei di avvistamento e dove, dopo il 1989, è stato collocato uno dei blocchi del muro di Berlino. Intorno, un piccolo parco offre sprazzi di relax.
Un angolo di Tirana fortemente simbolico: un modo per ricordare i tanti deportati politici di un periodo buio. E oggi invece, efficacissima contrapposizione, l’inizio di un quartiere fatto di fantasia, arte e aggregazione sociale.
Il centro di Tirana però è sempre stato, e rimane tuttora, la grande piazza dedicata all’eroe nazionale Giorgio Castriota Skanderbeg.
Piccola digressione storica: quando l’Albania era territorio occupato dall’Impero ottomano, l’allora sultano si scontrò pesantemente con uno dei più ribelli principi d’Albania: Giovanni Castriota, padre di Giorgio. Vittorioso nelle battaglie, il sultano rapì Giorgio e i suoi fratelli, portandoli in Turchia.
Qui Giorgio si distinse per essere un fortissimo guerriero e un abile stratega militare, tanto da diventare a soli 17 anni fidato consigliere del sultano turco ed ottenere il titolo di Iskender Beg, ovvero “principe nuovo”. Da qui l’appellativo Skarderbeg con cui passò alla storia.
Il popolo albanese, raggiunto dalla fama di Skanderbeg, si convinse sempre più della necessità di un suo ritorno in patria a combattere per la liberazione dell’Albania. Grazie ad emissari, spie e messaggi segreti Giorgio si convinse e lasciò la Turchia.
Rientrato a combattere con l’esercito albanese, riconquistò la sua città natale Kruje e nel castello che fu della sua famiglia, riunì i principi d’Albania decretando così l’unificazione del Paese.
Il simbolo della dinastia Castriota, l’aquila nera su fondo rosso, divenne la bandiera d’Albania che ancora oggi conosciamo.
Giorgio Skanderbeg venne incoronato Principe d’Albania nel 1443.
Ecco quindi il motivo per cui a Tirana, come nel resto del Paese, la Piazza principale (o qualche grande viale) è dedicata a questo importante personaggio storico.
Intorno alla piazza si trovano anche alcuni dei monumenti più interessanti da vedere a Tirana, ad iniziare dal Museo Storico Nazionale.
E’ il più grande Museo del Paese e venne inaugurato nel 1981. La prima cosa che noterete di questo imponente edificio è il grande mosaico sulla facciata.
Si intitola “gli Albanesi” ed è un’opera del 1981. Vengono rappresentati personaggi importanti per la storia d’Albania come Ismail Qemali, che dichiarò l’indipendenza del Paese nel 1912, ma anche uomini e donne comuni che nei secoli lottarono per la patria.
Lo stile del mosaico è…perfettamente in linea con il periodo storico della sua realizzazione, ma è un bel biglietto da visita per il Museo e l’intera piazza.
L’interno del Museo è suddiviso in padiglioni per periodi storici: dall’antichità alla lotta contro la dittatura comunista (padiglione evidentemente allestito dopo la caduta del regime!), passando per il Medioevo di Skaderberg, le lotte per l’indipendenza e quelle antifasciste.
La parte delle antichità è quella più ricca di reperti ed interessante da visitare. Le altre meriterebbero un riallestimento più moderno (e più facilmente fruibile agli stranieri non parlanti albanese!), ma nel complesso merita decisamente una visita.
Dal lato opposto al Museo si trova la Torre dell’Orologio e soprattutto la Moschea Et’hem Bey.
Costruita tra il 1789 e il 1823 dal discendente diretto del sultano Sulejman Pasha, fondatore della città di Tirana, la Moschea è molto più di un luogo di culto.
Infatti durante la dittatura comunista vennero infatti chiusi tutti i luoghi di culto, ma nel 1991 una rivolta popolare portò oltre diecimila persone dentro la moschea. Fu il ritorno alla libertà religiosa per gli Albanesi e per questo la Moschea è diventata un simbolo di libertà per il popolo.
(La Moschea, nel periodo della nostra visita, era chiusa ed “impacchettata” per un lungo restauro finanziato – come ci è capitato di vedere più volte in giro per l’Albania – dal governo della Turchia).
Accanto alla Moschea venne costruita anche la Torre dell’Orologio: una torre civica costruita sempre dai turchi all’inizio del 1800.
Sempre sulla piazza di trovano il Teatro dell’Opera, costruito intorno al 1950, e soprattutto la grande statua equestre di Skanderberg.
Dalla piazza principale si aprono larghissimi viali, tra i quali il Bulevard Deshmoret i Kombit, che porta verso il Blloku.
Lungo il viale si affacciano il Parco Rinia con di fronte la Galleria Nazionale d’Arte.
Poco più avanti di trova la Piramide di Tirana.
Costruita nel 1988 doveva essere il mausoleo commemorativo del dittatore Hoxha, ma la caduta del potere ne fece cambiare più volte utilizzo.
In realtà la grande piramide in cemento non trovò mai pace nel corso degli anni: fu centro artistico, sede di una tv, sede di organizzazioni umanitarie durante la guerra in Kossovo fino alla sua decadenza per abbandono.
Oggi sembra vi siano diversi progetti per restaurarla e farla diventare spazio museale, ma al momento è piuttosto malconcia e ancora non si sa come utilizzarla.
Rimane comunque un simbolo, un emblema di un periodo storico.
Anche questa è indubbiamente tra le cose da vedere a Tirana
Una delle imperdibili cose da vedere a Tirana è senza dubbio la Casa delle Foglie.
Si trova dal lato opposto del Parco Rinia ed è chiamata così perché ai tempi della dittatura era completamente ricoperta di edera rampicante.Qui si trovava la sede dei servizi di spionaggio albanesi ed era dotata di tutte le migliori tecnologie dell’epoca: microspie, telecamere, registratori collegati alle linee telefoniche, postazioni di ascolto e laboratori chimici…
Insomma: il centro di raccolta di tutte le informazioni che servivano al regime, per mantenere il potere a scapito di ogni libertà.
E’ un Museo molto interessante: segnatelo tra le cose da vedere a Tirana!
Ne abbiamo parlato più approfonditamente in “Tirana: la Casa delle Foglie”
Anche da questo Museo, dalla voglia di raccontare e lasciarsi alle spalle la propria storia più buia, è ripartita Tirana e tutta l’Albania.
Abbiamo già detto come ci abbia stupito la velocità con cui Tirana si sta sviluppando. Lo si nota dalla vitalità delle persone, dai locali affollati, dalla fantasia nell’arte, ma anche dai tanti cantieri che stanno alzando grattacieli di cristallo. E forse gettando le basi della nuova Albania.
Quella che si affaccia all’Europa con entusiasmo e un po’ di spregiudicatezza.
Quella che, pur avendo ancora un bel po’ di strada da fare, ha buon titolo per essere considerata ed apprezzata da tutti.