L’aeroporto di Faa’a, sull’isola di Tahiti, dista nove ore di volo da Los Angeles e altrettante da Auckland. Non si può certo dire che sia un viaggio comodo, ma non vi sono dubbi sul fatto che la fatica sia molto ben ripagata. Avete presente i più classici luoghi comuni sulla Polinesia?Il clima paradisiaco, i profumi di fiori e vaniglia, il mare incontaminato…ecco…tutto corrisponde al vero!!
Atterriamo a Papeete a tarda sera, quando rimane solo il tempo per respirare un po’ dell’essenza di tiarè sparsa nell’aria umida e prenotare un taxi che il mattino successivo ci porti al Mercato dei Fiori.
Lasciarsi trasportare tra le bancarelle di legno e curiosare tra la varietà degli oggetti in vendita è di sicuro il modo migliore per entrare in contatto con la popolazione locale, visto che il resto della città non offre altri spunti degni d’interesse.
Il padiglione che ospita il mercato è suddiviso su due piani. Sopra abbigliamento, artigianato ed altre cianfrusaglie da turisti. Al pianterreno le merci più classiche per un mercato: cappelli e borse di paglia, saponette ed essenze per la toilette, frutta coloratissima, verdura, ma anche carne e tanto pesce, ma soprattutto tanti, tantissimi fiori.
Di ogni forma e colore emanano profumi sconosciuti al nostro olfatto e, forse anche per questo, inebrianti.
Il nostro primo impatto con Papeete e il suo mercato è ovviamente con una bancarella di cibo. La curiosità ci spinge a provare un succo/spremuta di frutta fresca mista. Poi gli inutili quanto irrinunciabili acquisti: le essenze, gli olii profumati, i braccialetti e le collane di conchiglie…
Ci concediamo una rapida passeggiata nei dintorni, tra una chiesetta giallo pastello e il porto trafficato da catamarani e barche a vela a tre alberi, una pasticceria ed un panificio in perfetto stile parigino, prima del nostro volo verso Moorea.
La traversata in aereo dura poco più di dieci minuti. Il tempo di ricevere il saluto che il pilota riserva ad ognuno dei passeggeri, affacciarsi al finestrino, stupirsi del colore dell’acqua e scattare qualche foto per poi, riguardandole a distanza di tempo, stupirsene nuovamente.
Moorea è una delle isole più belle dell’intera Polinesia e per questo, una delle più frequentate. Fortunatamente arriviamo in un periodo di bassa stagione e possiamo quindi goderci l’isola con la massima tranquillità.
E la tranquillità, la calma sono le doti necessarie a queste latitudini. Non c’è fretta, non c’è nulla da fare, ma solo da godere dello spettacolo della Natura. Una meraviglia per tutti i sensi.
La vista si riempie del turchese del mare fino alla barriera corallina, per poi sprofondare nel blu intenso degli abissi e confondersi verso l’alto con l’azzurro del cielo. Moorea è un vecchio vulcano spento. Saliamo sugli ottocento metri d’altezza del Belvedere, il vecchio cratere da dove lo sguardo spazia sui monti Rotui.
A sinistra la Baia di Opunohu, a destra la Baia di Cook. Tutto intorno la vegetazione rigogliosa, gli alberi da frutta, i castagni e le palme che nascondono antichi marae, i siti sacri della tradizione polinesiana. Ci incamminiamo sul sentiero che penetra la foresta umida. Qualche scorcio tra le piante ricorda le scene vagamente inquietanti di Lost.
Scendiamo al mare dove, con una maschera e un boccaglio basta infilare la testa sotto l’acqua per pochi centimetri per entrare in un coloratissimo documentario. La sensazione è quella di sentirsi osservati: in effetti i corpi estranei a quell’ambiente, siamo noi.
Ma Moorea è un’esperienza per tutti i sensi. Usciamo con un una piccola barca a motore, di quelle lente e a bassissimo impatto. Il dottor Michael Poole è uno dei massimi esperti di mammiferi marini del Sud del Pacifico e organizza uscite in piccoli gruppi per osservare le balene e i delfini.
Oltrepassiamo la barriera corallina e ci avviciniamo lentamente dove, sembra, qualcuno ha avvistato un gruppo di delfini. Osservare gli animali nel loro ambiente naturale non è facile. Si potrebbe vagare ore inutilmente, senza risultato.
Ma la giornata è abbastanza fortunata e un branco di delfini si mostra in tutta la sua agilità, intorno alla nostra barca. Qualche tuffo, uno sguardo curioso, pochi secondi e poi giù, nell’abisso.
La prua della barca incrocia due tartarughe mentre puntiamo verso l’imboccatura di una baia.
A motori spenti ci lasciamo trascinare dalla corrente fino a quando, in lontananza, spuntano due code: una più grande e l’altra decisamente più piccola. In quella zona le balene trovano il riparo più adeguato per far nascere i loro piccoli. Siamo particolarmente fortunati. Ci tuffiamo dalla barca e sfidiamo la sorte: talvolta sott’acqua si può sentire il canto delle balene…
L’isola è anche un’esperienza per il gusto. Il pesce crudo marinato nel latte di cocco. La frutta, soprattutto. Manghi, litchis, banane e ananas. E la vaniglia… Dedichiamo un passaggio alla Jus de Fruit de Moorea: un’azienda che coltiva ananas e altri frutti tropicali e li lavora in deliziosi succhi e liquori per rifornire l’intera Polinesia. Continuamente vengono scaricate casse di frutta fresca e l’aria è gonfia dei profumi più dolci.
Un suggerimento?? Uscite in barca per vedere delfini e balene nel loro ambiente naturale. Armatevi di pazienza e rassegnatevi all’idea di non riuscire nell’impresa dell’avvistamento. Ma se sarete fortunati vivrete un’esperienza davvero unica. Suggeriamo Michael Poole, studioso di fauna marina. www.drmichaelpoole.com