I bummuli fanno bella mostra, in file ordinate, nell’assolata Piazza Regina Margherita. Sono decorati con i colori caldi e accesi delle estati mediterranee e ospitano fiori altrettanto variopinti, anche se un tempo la loro funzione era quella di conservare acqua, olio, vino.

Dietri ai mille tavolini, con le seggiole bianche in legno, le locande aspettano i turisti che, in un caldo pomeriggio di marzo, ancora devono arrivare. E’ forse il momento migliore per visitare Marzamemi: quando le temperature e il cielo già sorridono, si può pranzare all’aperto e si gode la tranquillità del piccolo borgo marinaro che trascina le ore un po’ stancamente.

Marzamemi Oasi di Vendicari

Ma anche in passato questa piazza vedeva momenti caotici e frenetici. Erano quelli della mattanza dei tonni. Un lato del grande slargo, quello che guarda la baia, è occupato dall’antica tonnara, in attività fino al 1970. Oggi ospita alcuni locali, tra i quali il più caratteristico si chiama Liccamuciula. Un po’ libreria, un po’ ristorante, un po’ centro culturale, il tutto condito dal sapore antico degli archi in sasso e del mobilio.

E come in tutte le tradizioni che si rispettino, anche per la mattanza ci si affidava al cielo. Durante la pesca, con la cialoma, il canto dei tonnaroti, scandito per dare il ritmo, con preghiere a Gesù, nonostante l’origine araba del canto. Prima e dopo, per ingraziarsi o per ringraziare i Santi, si pregava nelle due Chiesette della grande piazza. Entrambe sono dedicate a San Francesco di Paola, partono dei pescatori e anche se oggi sono raramente aperte al culto, rappresentano la migliore delle immagini, ormai iconiche, di questo borgo marinaro.

Marzamemi Oasi di Vendicari

Gli archi, i vicoli, gli scorci sul blu delle onde e le finestre addobbate delle case in sasso completano la meraviglia di un luogo che, probabilmente, il turismo di massa ha un po’ travolto. Ma poco importa: Marsà al Hamen, il suo nome arabo da cui deriva Marzamemi, significa “baia delle tortore”. Questa evocativa immagine, così romantica, basta e avanza per far apprezzare una delle mete imperdibili di un viaggio nella Sicilia sudorientale.

Di tutt’altro tenore, ma altrettanta bellezza, è l’architettura del borgo di Ispica. Ci siamo allontanati dal mare pochi chilometri, dove la brezza delle mattine di primavera ancora riesce ad arrivare. Questa è storicamente zona di fermento, di grandi cambiamenti, complici le dominazioni greche, romane, bizantine e anche qualche evento drammatico che colpì la popolazione, come il terremoto del 1693.

In quella data molte città furono del tutto distrutte e cambiarono aspetto. Ispica cambiò addirittura collocazione, per essere completamente ricostruita. Lo stile, è il tardo barocco che caratterizza buona parte della Sicilia sudorientale.

Qui si viene soprattutto per due importanti edifici. Il primo è la Basilica di Santa Maria Maggiore, Chiesa barocca di inizio Settecento, che davanti a sé ha uno dei più scenografici elementi architettonici della regione: il loggiato del Sinatra.

Vincenzo Sinatra era un operaio edile, uno scalpellino originario di Noto che, dopo il terremoto, lavorò in moltissimi cantieri della sua città. Imparò il lavoro così in fretta che fece una rapida carriera, tanto da essere chiamato “architetto” e partecipare alla progettazione di molte opere, tra le quali il palazzo municipale di Noto. La sua opera più famosa è però proprio il loggiato di Ispica: una struttura semicircolare chiude la piazza con 26 aperture a formare una sorta di abbraccio, uno spazio quasi teatrale per ospitare le cerimonie religiose.

Che ne dite, torniamo al mare? Dicevamo che bastano pochi chilometri di strada per arrivare in una delle Riserve Naturali più belle della Sicilia: l’Oasi di Vendicari.

L’area è protetta dal 1984 ma la sua storia, naturalmente, è ben più antica. Vi si trovano infatti resti di insediamenti e costruzioni dall’età dei greci fino al Seicento. Se riuscite a schivare le masse di turisti dell’altissima stagione, vi troverete in un paradiso. Per entrare nell’oasi ci sono diversi accessi: uno all’estremo nord della riserva, verso Lido di Noto; il secondo a sud, nel borgo di San Lorenzo, e altri tre lungo la strada che collega Marzamemi con Avola.

Marzamemi Oasi di Vendicari

Per visitare la riserva, soprattutto nei giorni più caldi, armatevi di cappellino e crema solare, qualche spuntino e tanta tanta acqua fresca. Dovete infatti tenere ben presente che all’interno della Riserva Naturale non c’è niente di niente! E questo è il principale motivo per visitarla!

Il sito ufficiale della Riserva (www.riserva-vendicari.it) propone tre diversi percorsi per visitare l’oasi di Vendicari, a seconda di quanto vogliate camminare o di quali punti di interesse desideriate visitare.

Ognuno dei tre itinerari inizia da uno dei diversi ingressi alla Riserva, dove potete parcheggiare l’auto e fare rifornimento di cibo e acqua. Noi abbiamo scelto l’itinerario arancione, forse quello che più concilia storia, natura e acque meravigliose dove immergersi!

Si entra dall’ingresso “Vendicari”, lungo la strada poco più a nord di Marzamemi. Appena entrati vi accoglierà una lunga passerella in legno, costruita tra le canne e la vegetazione. Qui si trovano diversi capanni per il birdwatching dove vale la pena affacciarsi. Da entrambi i lati potrete vedere due laghetti costieri, detti Pantano Piccolo e Pantano Grande, dove sostano stabilmente aironi, cicogne e fenicotteri rosa.

Bastano ancora poche decine di metri per raggiungere la prima spiaggia dell’Oasi di Vendicari. Solitamente, essendo così vicina all’ingresso, è poco affollata e quindi potrebbe non essere male per il primo bagno della giornata! Qui il litorale è sabbioso e il fondale scende molto gradualmente, facendone quindi una spiaggia adatta anche ai bambini.

Se invece volete curiosare tra i primi reperti storici, proseguite qualche centinaio di metri e raggiungete le mura che già si vedono in lontananza. Il primo edificio che troverete è la tonnara, di cui si hanno notizie certe fin dal 1600. La pesca dei tonni è una tradizione secolare in Sicilia, ma le tecniche di pesca e l’impianto architettonico delle tonnare, sono di origine araba. Così come alcuni dei termini utilizzati per chiamare uomini e oggetti. Un esempio? Il capo dei tonnaroti si chiama Rais.

Marzamemi Oasi di Vendicari

La tonnara è stata attiva, con alterne fortune, fino alla Seconda Guerra Mondiale, quando cessò definitivamente la sua attività e venne abbandonata. Da qualche anno è stata restaurata e riportata al suo antico splendore, per farla diventare oggi uno dei più apprezzati simboli dell’intera Riserva di Vendicari.

Marzamemi Oasi di Vendicari

Poco oltre la tonnara si trova la torre sveva, costruzione militare che aveva funzione difensiva. La zona costiera è sempre stata un importante punto di traffico per i commerci della vicina città di Noto. Documenti storici attestano la presenza di una torre, a difesa dei magazzini dov’erano custoditi generi alimentari, fin dalla metà del 1400. Oggi rimane un bel restauro della fortificazione, con qualche elemento originale, come le finestre e i ballatoi.

Marzamemi Oasi di Vendicari

Proseguendo la passeggiata oltre la Torre Sveva, sarete completamente immersi nella Natura più selvaggia. Piccole insenature e baie tra gli scogli vi inviteranno a tuffarvi tra le acque cristalline. I sentieri che costeggiano il Pantano Piccolo sono circondati di fichi d’india e macchia mediterranea, mentre in lontananza, nel mare aperto, qualche barca a vela accompagnerà il vostro cammino.


Quattro chilometri vi separano dall’ultima destinazione: la Spiaggia Calamosche.

Ma non vi preoccupate per la distanza. Prendetevela con calma, fate qualche sosta lungo il litorale roccioso o al capanno che si trova poco oltre metà percorso. Quando arriverete a Calamosche sarete stanchi, ma sicuramente soddisfatti! Questa infatti è la spiaggia più famosa di questo tratto di costa e anche se in alto stagione è un po’ troppo affollata, sarà molto piacevole approfittare dell’ombra dei grandi scogli che fanno da cornice alle onde del mare.

Marzamemi Oasi di Vendicari

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