Gorizia non è solo una città di confine. Lei stessa è il confine. Una cittadina sospesa tra un radioso passato asburgico che l’ha fatta bella e i travagliati anni della cortina di ferro.

Qui la barriera tra l’Occidente dei sogni gloriosi e la “Yugoslavia di quelli cattivi” era una lunga cancellata guardata a vista dai militari. Giovani ragazzi dagli stessi sogni, separati da un metro e mezzo di ferro invalicabile.

Se lo ricordano bene i goriziani. E chi non lo può ricordare, ne ritrova le tracce in Piazza della Transalpina, che nel suo lato sloveno diventa Trg Evrope. Quella tanto ambita Europa dei sogni diventati oggi un po’ fragili.

Qui in piazza rimangono il lungo muretto di cemento, alto pochi centimetri, dov’era piantata la cancellata, e il ceppo 57/!5: la demarcazione del confine di Stato. Per chi viveva “di là”, la fine fisica del Mondo.

Cosa vedere a Gorizia

Oggi quel ceppo è diventato anche una placca commemorativa al centro del grande cerchio, nel cuore della piazza. Una sorta di abbraccio che, dal primo maggio 2004, ha accolto la Slovenia nella famiglia europea. E ha anche abbattuto definitivamente quella scura cancellata, ultimo muro fisico d’Europa. Per qualche muro mentale, ci sarà tempo.

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Il suo passato, dicevamo, l’ha resa bella. Il fulcro più antico di Gorizia è Via Rastello, dove si trova la statua del giovane ed irrequieto filosofo goriziano Carlo Michelstaedter.

Via Rastello collega Piazza della Vittoria con la Cattedrale di Sant’Ilario, in un susseguirsi di portici, antiche botteghe artigiane e osterie, evocative di un Ottocento trafficato e glorioso. E austroungarico.

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Le carrozze sferragliavano verso un grande slargo erboso, un grande prato che diede alla Piazza il nome sloveno Travnik. Qui, tra la metà del Seicento e la fine del Settecento, venne costruita la grande Chiesa di Sant’Ignazio e si iniziò l’espansione della città di Gorizia verso nord.

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Sorsero case, palazzi imponenti e venne realizzata la fontana del Nettuno. Ma soprattutto aprirono molti caffè dal sapore e atmosfere d’Austria, che ancora si possono trovare entrando a scaldarsi nei gelidi pomeriggi invernali.

Quando invece splende il sole si può alzare lo sguardo verso l’altura dove sorge il maestoso castello, eretto nel XI secolo. Più volte rimaneggiato, anche a causa dei bombardamenti della Prima Guerra Mondiale, oggi ospita il Museo del Medioevo Goriziano, ma soprattutto regala qualche bel panorama sulla città e il territorio circostante.

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Salite a piedi, se potete. Passerete di fronte all’antico Convento Francescano, nei secoli diventato ospedale, caserma e oggi hotel, poi salirete per le vie ciottolate del borgo: un altro piccolo scorcio di epoche piuttosto lontane.

La città di Gorizia si visita in poche ore, ma se avete del tempo a disposizione potete concedervi qualche incursione nel territorio che la circonda. Potete puntare a nord, risalendo lungo l’Isonzo in territorio sloveno, per visitare il Sacrario di Caporetto, oppure dirigervi verso Udine e godervi i panorami tra i vigneti del Collio.

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Tra le tante tappe che si possono scegliere, vi consigliamo Rosazzo. Qui la strada ondeggia tra dolcissimi saliscendi ricoperti di vigneti. La zona è celebre per i vini bianchi e, se amate il genere, avrete soddisfazione nell’entrare in una delle tante cantine per una degustazione.

Prima però, fate una visita all’Abbazia di Rosazzo: un antichissimo convento fondato nel 1080, che aveva una caratteristica piuttosto originale. Era completamente circondato da mura fortificate e torrette di guardia, tanto da farlo assomigliare più ad un castello che ad un luogo di preghiera.

Il chiostro, gli affreschi, le antiche statue ne fanno un luogo di contemplazione un po’ fuori dal tempo dove non sarà difficile adeguarsi ai ritmi rallentati e tranquilli di questo lembo di terra di confine.

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