Siete d’accordo sul fatto che non ci sia nulla che dà più soddisfazione del partire con la nebbia e il ghiaccio della pianura padana e scendere dall’aereo a quasi quaranta gradi?? A questa piacevole sensazione, aggiungiamo il fatto che il panorama ad attenderci è quello di Rio de Janeiro e quindi ci sembra vi siano tutti i presupposti per una settimana grandiosa.

Arriviamo a Rio il 6 gennaio e alloggiamo alla Pousada Girassol: soluzione molto semplice, economica e piena di giovani con lo zaino, collocata in una posizione straordinaria su Avenida Nossa Senhora de Copacabana, strada parallela ad Avenida Atlantica, il celeberrimo lungomare carioca.

A Rio è periodo di particolare fermento: siamo nel pieno delle vacanze estive e le spiagge sono affollate; c’è il mondiale di calcio per club al Maracanà; c’è il festival della bossa nova con diversi palchi montati lungo i sei chilometri della spiaggia di Copacabana e nelle scuole di samba fervono i preparativi per l’imminente carnevale.

La strana sensazione è quella di essere immersi in una festa improvvisata e un po’ folle. Si, ok, considerazione un po’ scontata ma parecchio corrispondente al vero…

Puntiamo dritti alla spiaggia. Tutto ci sembra accada lungo quei sei chilometri di marciapiede dai disegni ondulati che da Copacabana porta a Ipanema.

Rio è una di quelle città che trascina con sé una serie di luoghi comuni: i bambini che giocano a calcio sulla sabbia; la musica coinvolgente; la caipirinha

Il calcio fa sicuramente parte della vita sociale della spiaggia e non solo. I campi improvvisati sulla sabbia o quelli un po’ più strutturati con le porte di legno sono sempre affollati e la musica è effettivamente un sottofondo immancabile in ogni momento.

Lo spettacolo, per chi come noi è a Rio per la prima volta, è garantito anche solo passeggiando su e giù per il marciapiede, fermandosi ad uno dei mille baracchini per una birra o un latte di cocco servito direttamente nel guscio, per uno spiedino di gamberi o di carne.

Lo streetfood di Rio è piacere puro, così come le chiacchiere con gli avventori. Cosa piuttosto facile, socializzare a Rio.

Una delle esperienze che più rimangono negli occhi in questa città è salire in alto e ammirare il panorama, che è diventato Patrimonio dell’UNESCO. Proprio il “Paesaggio Carioca tra montagna e mare” nel 2012 è stato ritenuto meritevole di essere inserito nell’elenco dei siti protetti.

Sia dal Corcovado, l’altura che ospita la statua del Cristo, sia dal Pão de Azucar, lo sperone di roccia che sovrasta Copacabana, lo sguardo spazia tra le decine di sinuose colline e montagne tra le quali è sviluppata la città.

Sul Corcovado si accedeva con una funicolare che arrivava fino all’inizio degli oltre 200 scalini che portavano al basamento della statua. Negli ultimi anni una grande opera di ammodernamento ha permesso un più semplice accesso per tutti, grazie ad ascensori panoramici e scale mobili. Noi, all’epoca della nostra visita, ci siamo sudati la soddisfazione di arrivare dopo una salita sotto al sole…

La statua è imponente e sebbene, con i suoi 38 metri, non sia più la più alta al Mondo (superata da una in Bolivia e una in Polonia) rimane decisamente la più nota e affascinante. Il panorama è impagabile…

Dalla terrazza panoramica si distinguono tutti i quartieri della città e si percepisce con chiarezza come la commistione tra i quartieri residenziali e le favelas sia pressoché continua.

Stesso straordinario panorama dal Pão de Azucar. Saliamo attraverso la funivia di collegamento un tardo pomeriggio e non resistiamo alla tentazione di aspettare il tramonto dietro le colline. E’ senza dubbio uno dei panorami più affascinanti al mondo.

Un’altra piacevole esperienza, oggi non più possibile, è risalire le strade tortuose del quartiere di Santa Teresa con il bondinho, il tram giallo che si inerpica per le vie del vecchio quartiere residenziale, tra le ville dei ricchi carioca del secolo scorso e gli azulejos che trovano spazio tra i murales colorati a tema calcistico.

Subito dopo il capolinea di partenza, su Largo Carioca, il percorso regala subito l’emozione del passaggio sugli archi di Lapa, l’acquedotto del 1700 sul quale ha trovato posto il binario, ad un’altezza vertiginosa da terra.

Sul bondinho ci si siede finché c’è posto. Poi ci si aggrappa ai supporti laterali finché le sbarre e le pedane hanno centimetri per reggere mani e piedi.

Purtroppo nel 2011 un incidente mortale costrinse a fermare le linee per un rinnovamento dei mezzi, ma da allora non sono più state riaperte. Sembra riprenderanno le corse in occasione dei mondiali del 2014. Ottima notizia, riportare in vita una parte di storia della vecchia Rio.

La storia passata e presente del Brasile è rappresentata anche dal calcio e dal Maracanà. In Brasile il calcio è molto più che un gioco, è una religione, una forma d’arte e lo stadio più famoso al mondo ne è il palcoscenico principale.  Fu inaugurato in occasione dei Mondiali del 1950. Il torneo fu drammatico per i Brasiliani che contro ogni pronostico persero la finale contro i rivali dell’Uruguay davanti a 200 mila tifosi pronti a festeggiare.

La sconfitta costò la vita a diverse persone: si narra di 30 suicidi e 50 morti per arresto cardiaco. Il calcio, in Brasile, è fonte di speranze e forse per alcuni rappresenta il senso della vita stessa.

La storia ce la racconta un simpaticissimo signore non più giovanissimo che ha vissuto l’esperienza in prima persona e la narrazione diventa uno straordinario pezzo di teatro tragicomico irresistibile…

Un po’ come tutta Rio de Janeiro… una città sospesa tra la leggenda e la dura realtà di una metropoli con ancora tante contraddizioni, dove favelas e spiagge sembrano convivere in una commistione un po’ assurda che ben si addice, appunto, ad una rappresentazione teatrale dal finale a sorpresa…

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