Girocastro è un antico bazar che sa di Oriente.
E’ un vecchio caravanserraglio e un piccolissimo caffè che profuma di secoli lontani.
Raccontare cosa vedere a Girocastro sarebbe riduttivo: qui è l’atmosfera che va respirata, tra le strette vie dell’antico mercato e le leggende consumate tra le mura del castello.
Bisogna passeggiare, senza fretta e senza uno scopo preciso, osservando le case tradizionali con i tetti in pietra. Bisogna sedersi ad un tavolino accanto al sorriso di anziani uomini dai silenzi infiniti, come i caffè polverosi dal sapore d’impero ottomano.
Arriviamo a Girocastro dopo aver combattuto a lungo con gli sterrati albanesi.
Poche sono le certezze nella vita, ma se Google Maps ti dice che ci metterai 8 ore ad arrivare, puoi considerarla una certezza. Anche se i chilometri da percorrere sono solo 250.
Arriviamo con il sole già tramontato, giusto in tempo per il canto del Muezzin dal grande Minareto proprio davanti al nostro Hotel.
Abbiamo voluto strafare. Del resto i prezzi albanesi ci consentono qualche sfizio in più. Alloggiamo per due notti all’Old Bazar 1790: uno splendido hotel ricavato in una casa tradizionale del XVIII secolo. La colazione sul terrazzino con vista sulla città vecchia vale tutta la scivolosa salita per raggiungerlo!
La città di Girocastro (o Argirocastro o, in albanese, Gjirokaster) è una delle più antiche d’Albania ed è oggi, insieme a Berat Patrimonio Unesco.
Da qui sono passati greci, romani, bizantini, turchi e, come sempre in questi casi, tutti hanno lasciato qualche traccia.
Tutto, a Girocastro, ruota intorno all’antico castello e al bazar
Il castello si trova sulla cima della collina che sovrasta la città. Difficile anzi, quasi impossibile da espugnare, la struttura difensiva nella sua forma attuale risale al 1300, rinforzata e ristrutturata intorno al 1800 durante la dominazione di Alì Pascià.
Ci provarono in tanti, senza successo. Poi il castello diventò, nei primi anni del Novecento, una prigione dove rinchiudere gli oppositori del regime.
E proprio le prigioni sono una delle parti visitabili della struttura.
Oggi nelle possenti mura sono ospitati un Museo delle Armi e un piccolo Museo della città, che ne ripercorre la piuttosto movimentata storia.
Il Museo delle Armi invece raccoglie cimeli militari sottratti (o abbandonati) durante le guerre mondiali.
Tra i pezzi in mostra potrete vedere un rarissimo carro armato Fiat dell’esercito italiano e, nel bastione esterno, un piccolo aereo americano risalente sempre alla seconda guerra mondiale.
Intorno a quell’aereo c’è una storia curiosa ben raccontata nei pannelli esplicativi.
La vicenda reale fu molto semplice: era il 1957 quando l’aereo da ricognizione atterrò in un piccolo aeroporto vicino Tirana, forse per un’avaria. Il pilota rientrò negli Stati Uniti dopo diverse settimane, ma l’aereo rimase in Albania e venne portato in questo Museo dopo una ventina d’anni.
La stampa americana raccontò di una importante missione di ricognizione durante un volo militare dalla Francia a Napoli (ehm…un po’ fuori rotta, l’Albania!) e perduto nella fitta nebbia, il pilota rimase senza carburante per cui fu costretto ad un atterraggio d’emergenza vicino Tirana.
La versione della propaganda albanese durante il regime comunista: un aereo dell’esercito popolare albanese intercettò un aereo spia americano nello spazio aereo nazionale e lo ha costretto ad atterrare permettendo così il sequestro dell’aereo.
Regime che vai, propaganda che trovi!
La grande torre dell’orologio svetta sul bastione e, dicevamo, offre un panorama incantevole sulla città vecchia. La torre fu costruita per volere di Alì Pascià, ma l’arrivo dei turchi fu anche causa di grandi tragedie.
Una leggenda è legata a queste mura e all’invasione dei turchi. La Principessa Argjiro, per non lasciarsi catturare dei nemici invasori, si lasciò cadere dal bastione con il suo neonato in braccio.
Il piccolo non morì e sopravvisse grazie proprio alle mura del castello che, miracolosamente, fecero sgorgare latte per nutrirlo.
E’ solo una leggenda, naturalmente, ma le mura ai piedi del castello sono tuttora ricoperte di uno strato bianco di calcio che…sembra proprio latte!
Intorno all’hotel si aggrovigliano i vicoli del vecchio bazar. Oggi la zona è quasi tutta in restauro, dopo un lungo periodo di abbandono.
L’afflusso di turisti che visitano Girocastro sta convincendo sempre più il governo albanese che un investimento qui avrebbe grandi ritorni. E infatti, pian piano, le piccole botteghe vengono ricostruite e riportate al loro antico splendore.
Più in basso invece si trova la zona del “bazar nuovo”, il cui restauro è stato completato nel 2018.
Oggi le botteghe espongono più souvenir da turisti che oggetti di artigianato, ma lo splendore dei suoi 500 anni di storia è stato comunque tutto recuperato.
Un ultimo interessante sguardo alla storia di Girocastro si può dare visitando la Casa Skenduli.
E’ una costruzione del 1700 che apparteneva alla più ricca famiglia della città. E’ una deliziosa commistione tra architettura ottomana e fine artigianato locale.
Qualche guida (nel nostro caso dei ragazzini dall’inglese perfetto!) vi accompagnerà a visitare le stanze con gli arredi e gli accessori originali dell’epoca, vi racconterà la storia della casa e dei suoi 9 caminetti, 6 bagni, 64 finestre e 4 hammam.
Insomma: da non perdere!
Bene, dove dormire ve l’abbiamo detto; volete sapere anche dove pranzare e cenare?
Tenete presente che il confine greco si trova ad appena 30 chilometri da Girocastro e l’influenza ellenica nella cucina è molto evidente.
Per il pranzo potete accomodarvi nel fresco ed ombreggiato cortile del Kujtim Restaurant, in piena zona bazar. Portate da 200/300 lek.
Per la cena non perdetevi la Taverna Kuka, a pochi passi dall’Old Bazar 1790. Qui un piatto costa 600/700 lek, e ne vale parecchio la pena!
1 Comment
Un paese che diventa sempre più interessante ai miei occhi…
Girocastro, già il nome suona bene!