Un bell’acquazzone ci coglie nel bel mezzo della nostra visita al sito archeologico di Tindari.
Poco importa! Fa caldo e ci ripariamo tra le rovine della Basilica; del resto in questa zona del nord della Sicilia non dev’essere così raro, visto che proprio da una leggenda legata ad un naufragio nasce la devozione popolare per la Madonna di Tindari e la costruzione del grande Santuario.

Secondo la tradizione popolare infatti, una nave di ritorno dall’Oriente si imbattè in una tempesta che la costrinse a riparare nella baia di Tindari. Passata la tempesta la nave tentò di riprendere il largo ma qualche strana forza la tratteneva a riva. I marinai decisero così di alleggerire il carico scaricando delle casse, ma senza mai riuscire a ripartire. Solo quando scaricarono una cassa contenente la statua di una Madonna dal volto scuro, la barca riuscì a prendere il largo.

A quel punto i pescatori, scoperto il contenuto della cassa, decisero di sistemare la preziosa icona sul punto più alto e panoramico di Tindari: lo sperone roccioso a strapiombo sul mare, dove anni più tardi venne costruito il primo Santuario in onore della Madonna.

Molti siciliani sono devoti alla Madonna di Tindari e a quel Santuario in posizione molto scenografica e dal panorama unico.

Non molti invece (ed è davvero un peccato!) oltrepassano il Santuario fino all’ingresso del sito archeologico, dove siamo entrati pagando un biglietto di appena 3€

Tindari infatti fu fondata dai Greci circa 400 anni prima di Cristo e per la sua posizione strategica fu teatro di mote battaglie per conquistarla: prima i romani, poi Annibale e infine gli arabi che la distrussero definitivamente.

All’interno della vasta area archeologica si sovrappongono gli stili e i periodi storici: la struttura della città antica è tipicamente romana, con tre decumani lungo i quali erano disposte in grande ordine le case e le botteghe. Perpendicolari i cardi che seguivano la pendenza della collina verso il mare.

Romane sono anche il sistema fognario, così come i meravigliosi mosaici che decorano molti resti delle case. Ultima in ordine di costruzione è la grande Basilica che, in origine, era alta tre piani e della quale oggi rimane il piano terra con una serie di grandi archi.

E’ invece di origine greca il grande teatro, dove il primo spettacolo dalle gradinate è offerto dal panorama sul mare e sulle Eolie. Naturalmente anche quest’opera venne modificata dai romani, allo scopo di adattarla ai loro spettacoli, ma la scena con i due archi sul palco sono gli originali greci.

Completa la visita al sito un piccolo ma delizioso museo che conserva diversi reperti ritrovati nell’area archeologica.

“Tindari, mite ti so
Fra larghi colli pensile sull’acque
Delle isole dolci del dio”

Così Quasimodo rendeva omaggio alla sua terra: i colli, le acque, la dolcezza delle isole Eolie.
E sotto al colle di Tindari, una lingua di terra si protende tra il cobalto, l’acquamarina e il verde.
Sono i Laghetti di Marinello, dove si arriva solo in barca da Oliveri.

Se decidete di andarci, non avrete problemi a trovare il trasporto! Per 5€ a persona (bimbi gratis) piccole barche fanno la spola tra il Paese di Oliveri e la ventosa lingua di terra protesa nel mare. Non ci sono orari dei viaggi: si parte quando la barca è sufficientemente piena, ad insindacabile giudizio del comandante! Ma non vi preoccupate, siete in ferie! Godetevi il panorama, la brezza che arriva dalle isole e gli spruzzi delle onde; il viaggio dura una decina di minuti ciondolanti tra la spuma.

La lingua di terra sembra contenere due mondi distinti: da un lato un susseguirsi di piscine naturali dalle acque calde e tranquille. Il lato rivolto alle Eolie è invece un Paradiso per il kite e per il surf: raffiche di vento sollevano onde e sportivi in un vortice di schiuma e adrenalina. A poche decine di metri da chi, bambini compresi, si gode la pace del mare dal fondale basso e sabbioso.

Tenete presente che ai laghetti di Marinello non c’è niente. Nessuna struttura, nessun bar, nemmeno un ombrellone, quindi dovete portarvi tutto!

Il barcaiolo vi potranno fornire anche gli ombrelloni, se non ne avete uno vostro, ma scordatevi di trovare qualcosa da mangiare o anche solo dell’acqua!

Noi siamo rimasti un paio d’ore: giusto il tempo per qualche bagno (dalla parte tranquilla, naturalmente!), una passeggiata fin sotto il Santuario e un po’ di incantato stupore per le evoluzioni dei kite.

Tindari e Marinello sono solo una delle meraviglie della costa nord della Sicilia. Forse non è la zona più famosa, né la più frequentata ma non per questo non merita di essere visitata! Anzi, forse proprio per lo stesso motivo è una zona che regala ancora spiagge tranquille, angoli di silenzio e spazi di “sicilianità” autentica.

Come arrivare: qualche suggerimento.
Per chi come noi abita al nord, la Sicilia non è esattamente dietro l’angolo!

Nelle ultime due occasioni in cui abbiamo deciso di trascorrervi le nostre vacanze, abbiamo scelto l’opzione auto + traghetto. In questo caso le opzioni sono molteplici: si può scendere fino a Villa San Giovanni (peraltro, notizia strabiliante, la Salerno-Reggio Calabria è completata!!) e con 20 minuti di traghetto sbarcare a Messina.

Oppure un’altra scelta che suggeriamo è arrivare a Napoli ed imbarcarsi in serata per Catania, Palermo o Milazzo. Sbarcherete al mattino, pronti e riposati per affrontare la vostra prima giornata di vacanza siciliana! Una tratta interessante potrebbe essere anche Salerno – Messina, ma l’abbiamo esclusa perché è una lunga navigazione tutta di giorno.

In ogni caso, per evitare di perdersi (e perdere ore) tra i siti delle varie compagnie di navigazione, noi abbiamo utilizzato il sito www.traghettilines.it dove in pochi minuti potete scegliere la tratta migliore per le vostre esigenze alla tariffe più convenienti! Andate a curiosare, per la vostra prossima vacanza in Sicilia!

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