L’idea di varcare una frontiera, di oltrepassare un confine ha da sempre affascinato ogni viaggiatore. Più un confine è difficile da superare, più dà piacere il riuscire a superarlo. Forse per l’attrazione leggermente ansiogena dell’incognito che ci aspetta oltre i controlli dei doganieri.Da Dubrovnik decidiamo di scendere a sud ed entrare in Montenegro, con destinazione Kotor. In fila alla dogana ci viene appiccicato sul vetro dell’auto il permesso di transito che costa 10 euro. Già! Il Montenegro ha deciso di adottare come moneta ufficiale, la valuta dell’Unione Europea, il che lo rende un Paese decisamente meno economico di quanto ci si potrebbe aspettare.

La linea di confine del piccolo Paese si trova proprio all’ingresso delle bocche di Cattaro, il fiordo più meridionale d’Europa.

Poco più di cinquanta chilometri ci dividono dalla nostra destinazione, costeggiando il mare ed ondeggiando sinuosamente, costringendo l’auto ad adeguare la propria velocità a quella dei camion, dei motorini e di qualche carretto trainato dagli asini. Tutti precorrono quest’unica strada costiera, tutt’altro che scorrevole.

A Risan decidiamo che è il momento di interrompere la battaglia contro le curve, attirati da un piccolo cartello che indica un museo e dei mosaici romani.

In questa piccola ed antichissima cittadina sono infatti conservati alcuni straordinari mosaici, risalenti al II secolo e rappresentano le più antiche opere artistiche presenti nel Paese.

Il Museo è piccolissimo e la giovane guida che ci accompagna ci coinvolge con grande entusiasmo e un pizzico di orgoglio, nel racconto di quello che stiamo osservando.

La visita dura non più di una mezz’ora, ma vale assolutamente la pena fermarsi. Il biglietto d’ingresso costa solo 3 euro.


Proseguiamo la strada e curva dopo curva entriamo a Kotor. Il primo impatto è con il porto turistico. Grandi e moderni yacht ormeggiati rivelano la ormai totale apertura del Paese al facoltoso turismo europeo.

L’acqua effettivamente è tra le più trasparenti di tutto l’Adriatico, il turismo di massa ancora non ha raggiunto le coste montenegrine e si trova quindi la tranquillità e la genuinità che altrove si è ormai perduta.

Il centro storico di Kotor è patrimonio dell’Unesco dal 1979. Entrò a far parte della lista dei siti protetti, dopo il violento terremoto che colpì, nello stesso anno, il sud dell’allora Yugoslavia.

Oltrepassiamo la porta nelle mura che costeggiano il mare ed entriamo nella città vecchia. Il centro è piccolissimo: strette vie tra gli edifici, ognuno con le ben definite caratteristiche architettoniche del proprio periodo storico.

Una sorta di stratificazione in verticale… Cattedrale romanica; case in sasso; edifici con affreschi romani; palazzi in stile veneziano, con l’immancabile leone a far da vedetta sulle porte d’ingresso. Tutto perfettamente conservato.

O fedelmente ricostruiti, dopo i rovinosi terremoti di decenni fa.
Tra la Cattedrale di San Trifone, la Chiesa di San Luca e la Chiesa di San Nicola si susseguono tranquille piazzette con deliziosi caffè e invitanti ristorantini.
Su tutto il centro storico, sopra la collina, svetta la fortezza che vigila sul fiordo e che è separata dal paese da cinquecento ripidi gradini.

Fortunatamente la stagione turistica volge al termine e l’affollamento di stranieri è un ricordo già lontano. Riusciamo a passeggiare con tranquillità e a concederci una pausa per entrare nella Cattedrale e sentire le prove musicali dei ragazzi del locale conservatorio.

Assecondiamo i ritmi mediterranei per una pausa pranzo-relax, prima di riprendere le curve con destinazione Perast. Piccolo villaggio in perfetto stile mediterraneo, con un pittoresco lungomare, è la sosta ideale sulla via del ritorno in Croazia.

Ne approfittiamo per un bagno nella acque limpide di fronte ai due isolotti: l’isola di San Giorgio e la Gospa. Quest’ultima è un’isola artificiale costruita dagli abitanti. Sull’isola di San Giorgio si trova invece un monastero benedettino all’ombra di alcuni cipressi.

Lasciamo il Piccolo Paese balcanico dopo una rapidissima incursione, colpiti comunque dal fascino di questa “nuova” Europa che siamo certi darà meta di grande attrattiva in un futuro molto, molto prossimo.

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