Con questo post sfogliamo un po’ di ricordi di viaggi in Sudamerica!
Raccogliamo qualche foto, mettiamo insieme dei frammenti, rovistiamo tra qualche vecchio quaderno zeppo di appunti e vecchi scontrini e vi raccontiamo 5 siti Unesco che abbiamo visitato, nel continente americano.

Tiwanaku: il centro politico e spirituale della cultura Tiwanaku, Bolivia.

Dal centro di La Paz la strada si inerpica verso El Alto e poi, verso il Titicaca.
El Alto è il quartiere periferico della capitale boliviana, dove si trova anche l’aeroporto più alto del Mondo: 4200 metri circa. Tra lo smog dei mille veicoli che percorrono la strada, proseguiamo verso la tranquillità delle strade periferiche, in direzione del sito archeologico di Tiwanaku. Ci vuole un’oretta di auto per essere catapultati violentemente fuori dal tempo. Il sito di Tiwanaku è una dei più misteriosi (e anche dei più saccheggiati….) dell’intero Sudamerica. Si sta ancora scavando per cercare tra la sabbia le rovine di una civiltà che si stabilì in questo luogo arido ben 2000 anni prima di Cristo. In realtà all’epoca non era per nulla arido ma, al contrario, si trovava sulle sponde del Lago Titicaca che, nel corso dei secoli si è ridotto di diversi chilometri. Il sito è patrimonio Unesco dall’anno 2000 e questo ha permesso al Governo Boliviano importanti opere di recupero e valorizzazione. I punti di maggior interesse all’interno del sito sono la Porta del Sole, che con le sue 48 figure scolpite, rappresenta un calendario; un monolite alto 8 metri, che rappresenta un sacerdote o una figura sacra; il Museo con curiose, interessanti e misteriose statuine antropomorfe dai tratti orientali e africani. Popoli lontanissimi dal Sudamerica: segno evidente che Tiwanako era frequentata e aveva contatti con terre di tutto il mondo. Come facessero ad intraprendere viaggi così lunghi, rimane tuttora un mistero irrisolto.
Ne abbiamo scritto anche in Tiwanako: il sito archeologico dei misteri.

La città di Cuzco

Appena entrati nell’hostal scelto per la notte, la simpatica ragazza della reception ci offre un mate de coca.
Già, avete capito bene: un infuso di foglie di coca. Dicono che aiuti in caso di affaticamento da altitudine e noi, dell’affaticamento, ne portavamo evidenti segni!
Non a caso i peruviani delle Ande sono soliti masticare le foglie di coca. Ne esce un liquido dall’effetto leggermente anestetizzante che dovrebbe ridurre la sensazione di affaticamento e di fame. Diciamo dovrebbe, perché non le abbiamo provate e siamo rimasti con il dubbio! Il mate, invece, ci ha fatto l’effetto di un normale tè, cioè una piacevole pausa riposante!
Cuzco si trova a 3400 metri di altitudine e per giunta le sue strade sono tutte in salita!
Lo sapevate che la città di Cuzco era considerata l’ombelico del mondo Inca? E vista l’importanza, era costruita a forma di puma, animale sacro per quel popolo. Per essere più precisi: il suo perimetro, osservato dalle montagne, formava un puma.L’antica forma si apprezza al meglio dal sito archeologico di Sacsayhuaman, un po’ cittadella religiosa, un po’ fortezza costruita su un’altura dalla quale si domina la città. Sia le mura della fortezza, sia quelle antiche di Cuzco sono costruite con grosse pietre perfettamente intagliate per formare un incastro perfetto. In alcuni punti (dicono, ma per colpa dell’altitudine non lo abbiamo notato!) le pietre formano – ancora una volta-  la figura ricorrente del puma.
Il centro storico è un susseguirsi di piazze e Chiese barocche, di vie porticate e palazzi antichi dai balconi in legno finemente decorati. Plaza de Armas, la piazza principale, ospita la grande Cattedrale dedicata all’Assunzione della Vergine Maria. Risalente al 1550 è un meraviglioso esempio di arte coloniale.
Cuzco è una città meravigliosa anche se un po’ troppo soffocata dai clacson delle auto, ma riesce ad offrire comunque angoli di quiete e tranquillità…quasi come se il tempo scorresse più lentamente…o forse sarà l’altitudine?

Il centro storico di Città del Messico e Xochimilco

Lo Zòcalo di Città del Messico è una delle piazze più grandi al Mondo. Le sue dimensioni sono impressionanti e ancor più impressionante, quanto curiosa, è la cerimonia dell’alzabandiera che si tiene ogni mattina.
Cos’ha di tanto strano?! Bè, il fatto che la bandiera debba essere sorretta da una dozzina di militari, essendo la più grande al mondo.
Sullo Zòcalo spicca la grandissima Cattedrale, lunga 110 metri e larga 5 navate. Come spesso è accaduto in America, i coloni non ebbero molto rispetto per le civiltà indigene: la Cattedrale infatti fu voluta dal celebre Cortèz e venne costruita sopra ad un preesistente tempi azteco, con i materiali di recupero del tempio stesso.
Non è facile a Città del Messico trovare la propria dimensione, data la vastità dell’area urbana, il traffico perennemente ingolfato, l’inquinamento piuttosto fastidioso.  Ci sono però angoli che sembrano piccole oasi di tranquillità o di allegria, come Plaza Garibaldi con i mille localini e i mariachi che accompagnano le cene dei clienti; oppure il Parco di Chapultepec, dove si trova anche lo straordinario Museo di Archeologia, oppure il lago di Xochimilco con il suo coloratissimo mercato dei fiori.
Uno dei simboli del lago di Xochimilco sono le barchette che portano i turisti a navigare: sono ornate da migliaia di fiori colorati. Non si possono non fotografare, non credete?

Il sito storico di Machu Picchu, Perù.

E’ uno dei siti archeologici più celebri al mondo.  Uno di quei posti che sembra già di conoscere e che, forse, un po’ è già dentro di noi; un po’ come capita a tutti i luoghi mitici, o quelli che – molto più banalmente – abbiamo già visto mille volte in tv. Machu Picchu è uno di questi. Vi si accede solo dal piccolo centro abitato di Aguas Calentes, sperso tra le Ande e – a sua volta – raggiungibile solo col il treno da Cuzco.
Un luogo incantato fin dalla salita che, per noi, è avvenuta prima dell’alba e sotto la pioggia.
Forse una follia di gioventù o forse una di quelle esperienze che ci porteremo dentro per sempre: siamo partiti quand’era ancora notte e ci siamo arrampicati sulla lunghissima scalinata che porta all’ingresso del sito. Siamo entrati poco prima delle 6 del mattino, mentre una fastidiosa pioggerellina non dava cenno di smettere. Eravamo in quattro persone in tutto il sito; ci siamo seduti su una pietra, proprio dove termina il celeberrimo Camino Inca e abbiamo osservato le nuvole che avvolgevano le case in pietra. Abbiamo aspettato pazientemente che il sole faticosamente sorgesse e che le nuvole si alzassero. Era solo questione di tempo e pazienza e si sa che nei siti archeologici la dimensione temporale si dilata. Tempo e pazienza per vedere le nuvole scomparire, la pioggia cessare e il raggi del sole far il loro dovere. Magicamente ci apparve tutta l’immensità del Machu Picchu, e poco importavano le levatacce, il freddo, la fatica e la pioggia.
Eravamo gonfi di gioia, sereni e pronti per salire sull’Huyana Picchu…ma questa è un’altra storia e un altro panorama!
Lo abbiamo raccontato anche in Macchu Picchu: ombligo Inca

Il centro storico di Oaxaca e il sito archeologico di Monte Albàn, Messico.

Come in tutte le città messicane, la vita si sviluppa intorno allo Zocàlo, ovvero la piazza principale dove, solitamente, si trova al Cattedrale e gli edifici coloniali più antichi. Oaxaca è una cittadina vivace, diventata celebre per la produzione di mezcal, (un gradevole distillato di agave) accompagnato dal gusano (un verme che vive all’interno della pianta dell’agave!) e per la cucina delle antiche tradizioni, ancora molto sentite. Tra i “piatti” tradizionali, si possono trovare senza troppa fatica, le chapulines, ovvero le cavallette fritte. Vengono servite in diverse varianti: passate nel chili rossastro oppure accompagnate da una salsa al cioccolato amaro. Noi vi suggeriamo le classiche con la polvere di peperoncino! Non sono male, se superate l’idea di cosa state mangiando!Oaxaca è celebre anche (e soprattutto) per il sito archeologico di Monte Albàn. Importante centro della civiltà zapoteca, è uno dei più grandi e meglio conservati siti del centro America: due enormi piattaforme poste lungo la direttrice nord-sud, accolgono i visitatori. Intorno si possono riconoscere gli edifici cerimoniali, molte abitazioni e altre piccole costruzioni decorate. Monte Alban era celebre anche per il gioco della palla, praticato in due grandi campi di gioco, ancora riconoscibili. Curiose da notare, tra le decorazioni, alcune statue antropomorfe ritratte durante una danza. Vengono infatti chiamati danzantes…ma in realtà rappresentavano dei prigionieri torturati.Vi abbiamo convinti? Non partireste subito anche voi per il Sudamerica?

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