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Se ancora non fosse chiaro, il nostro amore per il Sudamerica è totale ed incondizionato!

La nostra prima volta in America Latina fu un passaggio da San Diego a Tijuana, per respirare i colori e le atmosfere del Messico autentico e problematico, con le sue esplosioni di entusiasmo e le sue contraddizioni. Caratteristiche comuni a tutta quella zona di Mondo: “Las venas abiertas de America Latina” come le  definiva Eduardo Galeano.

Il nostro arrivo in Guatemala fu degno di un film.
Le porte scorrevole del terminal arrivi dell’aeroporto di Città del Guatemala, davano su una specie di piazzetta ovale, interna all’edificio. Sopra si sviluppavano due balconate lunghissime tracimanti di persone vocianti che si accalcavano sulle paratie ed indicavano le persone al livello inferiore. Tra queste, anche noi.
La prospettiva sull’ovale amplificava spazi e suoni da farlo sembrare l’ingresso di un girone infernale: era il caotico e disordinato benvenuto in Guatemala riservato a chiunque varcasse la soglia uscendo dal terminal. Ma noi, in quel caos, ci troviamo bene e quindi per noi era un po’ un ritorno a casa.

Le isole galleggianti della popolazione Uros sono senza dubbio uno dei punti di maggior interesse del Titicaca Peruviano.
Forse proprio per la voglia di raggiungere il porto più in fretta possibile, appena un’ora dopo essere scesi dal treno delle Ande che ci ha portati a Puno, già sistemati nell’hostal, ci incamminiamo verso il porto.
Per trovare la strada più in fretta, chiediamo informazioni in bar e il nostro infallibile fiuto ci porta dentro al “peggiore bar di Puno”. Magari il rum era anche buono, ma prima ancora di raggiungere il bancone ci vengono incontro due uomini dai tipici tratti andini e dal tipico fiato degli ubriachi. Con fare più ridicolo che minaccioso ci chiedono cosa stiamo cercando e si offrono di accompagnarci al porto in macchina in cambio di qualche soles. Grazie del pensiero, ma il porto lo troveremo da soli!