Il piccolo villaggio di Blagaj, ha una storia molto antica.
Il fatto che proprio lì si trovi la sorgente carsica del fiume Buna di certo ne ha accresciuto l’importanza, favorendone anche lo sviluppo.
Qui si insediarono prima gli Illiri, poi arrivarono i romani e vi fondarono un importante castrum, tanto che l’imperatore Giustiniano ne fece una cittadella fortificata.

Per vedere la fama e lo splendore di Blagaj al massimo livello, bisogna però aspettare il 1400 quando l’impero ottomano ne fece una grande cittadina, in cui vennero costruite ben sette Moschee, una madrassa e due scuole. Il fiume Buna vide sorgere sette mulini e quattro ponti in pietra.
Divenne quindi un centro economico e religioso di rilievo.

Ma ciò che rende Blagaj un luogo da non perdere durante una visita in Bosnia è la Tekhjia Dervisha.

La Tekhija (o tekka o takiyya nelle diverse lingue d’origine) è un luogo di culto, un Monastero dove vive una comunità religiosa islamica, ma anche un luogo di riposo e contemplazione storicamente destinato ad ospitare i pellegrini.

Nel caso di Blagaj, la Congregazione che abitava questa Tekhija era quella dei Dervishi.

Piccola parentesi storica: il nome deriva dal persiano darvish, che significa “mendicante”, ovvero colui che aspira all’ascesi attraverso l’abbandono di ogni bene terreno. L’equivalente islamico dei Frati Francescani delle origini o, nella versione più estrema, dei Sadhu indiani.
E per vivere in contemplazione, non c’era luogo migliore di questa isolata montagna dalla quale sgorgava addirittura un fiume…

Le prime tracce scritte della Tekhija di Blagaj risalgono alla seconda metà del 1600, ma è assolutamente ipotizzabile che questa costruzione incastonata nella roccia risalga ad almeno un secolo prima.

Ancora oggi l’arrivo a questo antico luogo di culto è un lento avvicinamento che lascia respirare tutta l’atmosfera mistica, nonostante ai nostri giorni non ci siano più religiosi.

Infatti l’attività dei Dervishi fu bandita in tutta la Bosnia dopo la seconda guerra mondiale e la Tekhija venne gestita come un complesso museale.
Attualmente è affidata alla comunità islamica che dopo aver faticosamente ristrutturato sia l’antico Monastero che le case destinate ad ospitare i pellegrini, sta cercando di riproporre Blagaj come luogo di culto.

Un lento avvicinamento, dicevamo.

Prima si attraversa un piccolo bazar: bancarelle in legno offrono i prodotti tipici dell’artigianato di Bosnia. Qui siamo poco distanti dalla celebre Mostar, ma ovviamente i prezzi sono molto più bassi rispetto alle botteghe della più famosa città.

Oltrepassato il bazar, si deve risalire il lungofiume tra ponti di legno e casette in legno diventate deliziosi ristorantini in rive alle acque gelide.

Poi, in fondo, proprio sopra alla grande grotta si incastra nella roccia la grande costruzione bianca.

Per entrare ci si deve togliere le scarpe, lasciandole nella rastrelliera custodita da una gentile signora che vi chiederà un euro per la visita.

All’interno, l’antico Monastero si sviluppa su due piani. Le stanze, in perfetto stile islamico, sono tutte ricoperte di tappeti e ci sono alcune zone di preghiera. Una di queste, particolarmente affascinante, è proprio davanti ad una piccola finestrella sulle acque della Buna.

E’ la semahana, cioè la stanza dedicata alle cerimonie religiose: soprattutto i zikr, ovvero i canti dei dervishi.

Una stanza piuttosto curiosa per un Monastero è il piccolo hammam che si trova sempre al secondo piano. Un luogo molto raccolto ed intimo con un delizioso soffitto dal quale, attraverso piccoli fori a forma di stelle, filtra la luce del sole.

Blagaj si trova ad una decina di chilometri da Mostar in direzione sud ed è una delle tappe imperdibili durante un tour in Bosnia.
Tutte le informazioni sul Monastero al sito https://tekijablagaj.ba/en/

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