Kanazawa, nonostante si sia aperta da pochi anni al turismo internazionale, vanta delle eccellenze artistiche e naturali di rara bellezza offrendo a chi la vuole conoscere un interessante connubio tra antichi quartieri giapponesi, castelli e giardini zen.

Solo nel marzo del 2005 venne inaugurata la linea shinkansen Hokuriku che collega la capitale Tokyo a Kanazawa in poco più di due ore. E’ quindi facile immaginare come da quell’anno il turismo sia notevolmente cresciuto in questa regione del Giappone.

Il viaggio alla scoperta di Kanazawa inizia proprio dalla stazione dei treni.

Per prima cosa recatevi presso il Tourist Information per ritirare la mappa della città e comprare i biglietti del bus hop-on/hop-off che effettua le fermate nei principali siti di interesse. In realtà i bus turistici sono tre (diversi per colore) e seguono tutti lo stesso percorso circolare, ma in modo differente; uno lo compie in senso orario, l’altro antiorario e l’ultimo si ferma solo alle attrazioni più famose della città, pertanto è il più veloce di tutti.

Sono in ogni caso autobus molto simili a quelli cittadini, le corse sono frequenti e sono dotati di un televisore che anticipa il nome della stazione successiva anche in inglese, un aiuto indispensabile per noi occidentali poco avvezzi agli ideogrammi. Il biglietto giornaliero costa 500 yen (circa 4,5 euro) e permette di usare questi tre autobus (ma anche quelli cittadini) tutte le volte che si vuole nell’arco dell’intera giornata.

Nella mappa della città sono indicate tutte le corse e le fermate effettuate; in un primo momento potrebbe appare difficile orientarsi a Kanazawa ma basta un po’ di esercizio ed il gioco è fatto!

Se come noi arrivate in città verso l’ora di pranzo potete placare la fame recandovi subito al mercato di Omicho. Si tratta di un mercato coperto in cui troverete ogni tipo di pesce e frutta con qualche semplice ristorantino che offre spiedini, granchi, sushi e sashimi preparati al momento.

Ovviamente come ogni mercato che si rispetti anche qui freschezza e convenienza sono garantiti.  Ad Omicho, oltre a mangiare bene, è divertente stupirsi davanti alle miriadi di alghe e di pesci che si possono ammirare sui banchi; alcuni vi garantisco che non li avevo mai visti prima e mi è parso di capire che ci vuole uno stomaco forte per assaggiare tutto, ma proprio tutto, in Giappone!

Sarà poi curioso immergersi, anche solo per un’ora, nella vita nipponica di tutti i giorni, tra nonnine indaffarate con gli acquisti ed esercenti impegnati a sistemare la merce. Tutto è allestito in modo molto preciso con una pulizia e un ordine che si percepiscono fin da subito. Inoltre grandi blocchi di ghiaccio sono disposti in mezzo alle corsie per rinfrescare i passanti (grandi e piccoli) dal caldo torrido estivo.

Spostandosi verso il centro cittadino la prossima tappa è rappresentata dai Giardini Kenroku-en, una delle meraviglie naturali del Giappone. Considerato il terzo giardino più bello di tutto il Paese del Sol Levante, offre in qualunque stagione decidiate di visitarlo una cornice unica e suggestiva.

Le origini di questa meraviglia non sono molto chiare ma alcuni documenti storici ne attestano la nascita attorno al 1600 per volere della potente dinastia Maeda. Il giardino venne poi distrutto da un incendio sul finire del 1700 e furono pochissimi gli edifici che sopravvissero, tra cui la casa da tè Shigure-tei che ancora oggi testimonia l’importanza della cerimonia del tè nella società giapponese.

Negli anni successivi all’incendio il giardino fu sottoposto ad una lunga opera di ristrutturazione che vide l’aggiunta di diversi elementi, tra cui fontane, ponti, ruscelli e cascate. Solo nel 1874 il giardino venne aperto al pubblico e il suo nome significa letteralmente “Il giardino dalle sei caratteristiche sublimi”. Secondo la tradizione, infatti, il giardino perfetto deve presentare sei aspetti fondamentali: spazio, isolamento, artificio, antichità, corsi d’acqua e panorami. Direi che al Kenroku-en non manca proprio nulla!

Tutto è perfettamente curato, gli alberi potati a bonsai costituiscono il nucleo del patrimonio verde del giardino ma ci sono anche cespugli, boschetti, ruscelli, laghetti che movimentano la collina dalla quale si domina la città di Kanazawa. Visitare questo giardino è un’emozione che si prova solo nei più grandi musei del mondo.

Sono convinta infatti che si possa dipingere un quadro anche con i colori della natura e qui il valore aggiunto è di sentirsi parte integrante dell’opera d’arte in un’atmosfera densa di pace e tranquillità.

Attraversate ora la strada che passa di fronte all’entrata del giardino e accedete all’imponente Castello di Kanazawa. Oltrepassando il ponte e le mura, potrete viaggiare indietro nel tempo, ripercorrendo la storia della dinastia Maeda che visse e regnò in questo luogo per oltre 200 anni.

Nel XVI secolo il Giappone era diviso in feudi ed ogni proprietà terriera era governata da un nobile, chiamato daimyo che, sebbene dovesse sottostare alle regole dello shogun, svolgeva il proprio ruolo in maniera indipendente, decidendo autonomamente l’organizzazione del proprio feudo.

Toshiie Maeda divenne daimyo sul finire del 1500 e sotto il suo governo la città di Kanazawa si sviluppò vivendo un periodo di massimo splendore. Uno dei tratti distintivi del castello sono le tegole bianche che ricoprono il tetto: furono realizzate in piombo affinché fossero in grado di resistere al fuoco anche se molte leggende narrano che durante gli attacchi queste tegole venissero fuse per farne dei proiettili.

Il castello fu più volte danneggiato e persino distrutto da incendi e guerre nel corso della storia, perdendo molte delle sue componenti. Oggi l’interno è una fedele ricostruzione del castello originale ma forse può lasciare un po’ delusi essendo completamente vuoto.

Un paio di note sono doverose: per prima cosa, ricordo che occorre muoversi all’interno della costruzione principale senza scarpe. Dato che le scale per accedere alla parte alta delle torri sono piuttosto ripide, conviene portarsi delle calze che consentano una presa più sicura sul legno lucidato. In secondo luogo, la visita combinata con il giardino Kenroku-en permette di avere uno sconto sul biglietto d’ingresso che vale due giorni, se volete fare le cose con calma.

Nemmeno a dirlo, i vasti spazi esterni del Castello sono molto puliti ed ordinati e offrono la possibilità di una piacevole passeggiata in completo relax.

Da non perdere, sotto le mura del Castello, il Gyokusen Inmaru, un antico gioiello “verde” da pochi anni ritrovato. Il giardino è stato infatti minuziosamente ricostruito nel 2015 grazie ad alcuni documenti storici. Allestito da Maeda Toshinaga per la moglie Gyokusenin, visse finché ebbe potere la dinastia Kaga. Poi i vari i signori locali vennero travolti dalle esigenze della storia e non era più tempo di isolamento.

A metà dell’800, gli americani dell’ammiraglio Perry avevano dimostrato l’estrema debolezza del Sol Levante e indotto i giapponesi ad aprirsi ai commerci internazionali, rompendo la consuetudine che durava da quasi due secoli del sakoku, lo “splendido” isolamento. Con la modernizzazione tante cose rischiarono di sparire ma per fortuna il lavoro paga sempre e, come saprete, in Giappone si lavora moltissimo.

E quel gioiello che è il Gyokusen Inmaru è stato restituito all’antico splendore e riaperto al pubblico, restituendo alla città uno scrigno prezioso di rara bellezza. La particolarità per cui il Gyokusen inmaru è conosciuto in tutto il Giappone sta nel fatto che si tratta di un giardino sviluppato su tutte e tre le dimensioni. Non solo lunghezza e larghezza; il giardino si sviluppa anche per ventidue metri d’altezza. Infatti per tanto si “scende” dal pendio delle mura e piano piano ci si ritrova in mezzo ai corsi d’acqua, solcati da deliziosi ponti di pietra e legno, passaggi e attraversamenti di rocce. Non mancano le lanterne giapponesi, ovviamente, e i piccoli alberi tagliati a bonsai!

Infine una visita a Kanazawa non è completa se non vi addentrate a scoprire alcuni dei quartieri storici più belli di tutto il Giappone. Sono in totale tre, raggiungibili sempre con i bus circolari, ma andiamo con ordine.

Il più famoso quartiere tradizionale si chiama Higashichaya e questo distretto è situato vicino al fiume Asano nella parte est di Kanazawa. L’ ambientazione è bellissima con le cassette in legno basse e le finestre protette da asticciole che ne impediscono la veduta all’interno. La bellezza della via è nella pavimentazione in pietra e nelle pareti in legno che delimitano l’ingresso dei piccoli edifici, oltre i quali si intravedono dei piccoli giardini interni.

Se vi piace il fascino del vecchio Giappone feudale, queste stradine saranno l’ideale per voi, soprattutto per le piacevoli esperienze che potrete vivere. Entrate innanzitutto nella casa-museo chiamata Shima costruita nel 1820 e abitata da una famosa geisha. La costruzione è disposta su due piani, con alcune stanze dove si cammina rigorosamente senza scarpe e un grazioso giardino interno. In questa ochaya gli ospiti venivano intrattenuti dalle geishe con musiche, danze tipiche e l’arte della lettura di poesie e poemi.  La stanza principale è arredata con tatami bordati d’oro e qui sono esposti gli strumenti musicali tipici come il koto (l’arpa giapponese) e lo shamisen, un particolare strumento a tre corde.

Dopo la visita rifugiatevi presso una delle tante sale da tè che caratterizzano il quartiere e concedetevi un piacevole momento ordinando una tazza di matcha abbinata al classico mochi, un tortino di riso dal dolce ripieno di ananas, fragola o arancio. Vi assicuro che da quella sedia non vorrete più alzarvi!

Nagamachi è un altro distretto storico di Kanazawa, un tempo quartiere dei samurai. Il borgo è compreso tra due canali e solcato da un reticolo di tortuosi vicoli delimitati da tipici muri di fango con la tettoia di tegole in cima.

Merita una sosta la casa del samurai Nomura. La sua famiglia era agli ordini della sopra citata famiglia Maeda e grazie a questa attività poteva vantare delle case lussuose come questa. Sono bellissimi i dipinti, gli arredi e i decori dorati, inoltre non mancano le spade e le armature tipiche di un samurai. Il giardino interno, infine, è un piccolo gioiello di progettazione e permette una pausa di meditazione in compagnie della carpe arancioni.

Da non perdere infine una passeggiata nel terzo quartiere storico di Kanazawa chiamato Kazuemachi che si trova a sud del fiume Asano. Diventato ufficialmente un distretto delle geishe nel 1869, è il più piccolo della città ed è molto carino per la bellezza delle facciate delle case dislocate lungo il fiume. Tutti gli edifici presentano le caratteristiche tipiche delle tradizionali case da thè e per questo è considerata una zona “protetta” , oserei dire in senso molto stretto.

Pare infatti che non sia possibile accedere ai tanti ristoranti se non si è introdotti da un conoscente del proprietario, cosa assai complicata per chi proviene dall’altra parte del mondo. Nonostante questa “riservatezza” tipicamente giapponese andate lo stesso a fare una passeggiata. Ancora oggi, verso l’ora del crepuscolo si possono sentire i suoni dello shamisen provenire dalle chaya e dai ristoranti affacciati lungo il fiume.

Concludendo, Kanazawa non merita una visita frettolosa. Per poter apprezzare tutto quello che vi ho raccontato sono necessarie almeno 48 ore ma vi assicuro che la città non deluderà le vostre aspettative. Sono molti i motivi per spezzare il viaggio tra le più famose Tokyo e Kyoto e trascorre qui un paio di giorni.

L’atmosfera che si respira a Kanazawa è quella di una città colta, i ritmi sono rilassati e grande impulso è stato posto per preservare le tradizioni artistiche e l’artigianato locale, soprattutto quello della foglia d’oro. Kanazawa è ancora “intatta”, essendo stata solo sfiorata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale grazie alla mancanza di industrie o insediamenti da dover colpire. Infine i costi sono senz’altro più economici rispetto a Tokyo o a Kyoto e i ristoranti beneficiano della vicinanza del mare offrendo sempre un pesce freschissimo. Che ne dite: partiamo alla volta di Kanazawa per conoscere il Giappone più autentico?

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