Tutto quello che succede in Irlanda il 17 marzo, lo si deve a San Patrizio.
Patrizio era un prete scozzese che, durante una prigionia in Irlanda, imparò il gaelico e per questo, una volta liberato e nominato Vescovo, ebbe il compito di evangelizzare l’isola. Lo fece nella lingua locale, unì elementi della tradizione pagana a quella cristiana (creando dei simboli nuovi come la croce celtica) e utilizzo the shamrock, il trifoglio, per spiegare il concetto della Trinità Divina.
Il trifoglio fu talmente importante da entrare nell’iconografia ufficiale del Santo, che morì nella sua isola, il 17 marzo 461.
E proprio il 17 marzo la comunità irlandese del Mondo celebre il suo patrono e anche se la festa ebbe le sue prime origini tra gli emigrati in America, l’isola verde è oggi il cuore dei festeggiamenti.
Dublino e Galway sono le mete del nostro weekend di San Patrizio.
Per noi non è la prima volta in Irlanda, quindi ci dedichiamo più alle tradizioni che alle più classiche “cose da vedere”.
Qui però, se volete, raccontiamo “cosa vedere a Dublino”!
…e quindi, ,quali sono i motivi per cui vale la pena visitare l’Irlanda, magari (ma non solo!) durante San Patrizio?
La musica!
E’ ovunque. Si sente ovunque. Per strada, nei negozi, ad ogni angolo, nei pub.
Nei pub ci sono live session tutte le sere di tutto l’anno. Spesso anche durante il pomeriggio. Insomma, in Irlanda c’è sempre qualcuno che suona dal vivo. E se non c’è ci pensa qualche buon impianto stereo a diffondere le note tradizionali.
La musica è parte fondamentale della tradizione in Irlanda e della vita stessa di chi la abita. Le note vi accompagneranno durante tutto il viaggio. Qualsiasi musica, suonata da qualsiasi strumento.
E i gruppi di ragazzi che vedrete suonare intorno al tavolo mentre (si, anche loro!) bevono una birra, non pensate siano lì per attirare i turisti. Sono lì perché suonare è un piacere per loro, innanzitutto!
Violino, fisarmonica, banjo e bodhran (il tamburo irlandese) sono gli elementi base della musica celtica; la fusione dei loro suoni è inconfondibile e irresistibile: le gambe si muoveranno da sole e inizierete a battere i piedi senza nemmeno accorgervene!
Nei pub però basta anche solo una chitarra e il gioco è fatto. La gente balla e brinda, partecipa e canta! Soprattutto le canzoni della tradizione come Seven Drunken Nights o The Wild Rover.Storie di whisky e birra, di amori e tradimenti. Storie di popolo, insomma.
E la gente canta, e noi con loro facendo tintinnare le pinte in mille cheers!
Everyone’s Irish on march 17th
La birra!
Non pensate sia una trasgressione o un diversivo per passare le serate. E’ una tradizione molto seria.
Certo, c’è chi ne abusa e magari da ubriaco finisce per passare una pessima serata sdraiato sul pavimento. Li vedrete e non vi piaceranno, ma chi esagera si trova ovunque…
Ce ne sono mille tipi di birra. Per tutti i gusti. Chiara, fruttata, ambrata, rossa, fino alla “the black stuff”. “La roba nera” è la più famosa, la più celebrata e consumata in Irlanda e nel Mondo.
E’ la Guinness!
Non è una birra, ma una leggenda; un pezzo della storia d’Irlanda, fin da quando nel 1759 (ben prima che esistesse la Repubblica d’Irlanda!) il signor Guinness affittò il terreno per costruire il suo birrificio. Ci vedeva lungo Mr. Guinness perché firmò un contratto d’affitto per 9000 (novemila!!) anni!
Della storia della Guinness e della nostra visita alla Guinness Storehouse vi parliamo in un altro post, ma nel frattempo vi raccontiamo una curiosità.
Il simbolo della Guinness è la famosa arpa irlandese, quella di Brian Boraime, re celtico dell’anno 1000 che lottò per diventare re dell’Irlanda unita. L’arpa originale è conservata nella biblioteca del Trinity College ed è da sempre considerata il simbolo indiscusso del popolo irlandese, soprattutto durante le lotte per l’indipendenza.
Infatti, nel 1922, dopo la dichiarazione d’indipendenza dell’Irlanda dalla Gran Bretagna, anche la nuova Repubblica d’Irlanda scelse l’arpa come simbolo nazionale.
Peccato che fosse un marchio già registrato dalla Guinness!
Ecco spiegato il motivo per cui l’arpa Guinness è orientata verso destra mentre la Repubblica d’Irlanda fu costretta ad utilizzarla orientata verso sinistra!
La parata del 17 marzo
Una distesa di verde e arancione. Un miscuglio indistinto di volti sorridenti e sorrisi festanti. Bandiere, cappellini, cerchietti, calze, cravatte… tutti, ma proprio tutti indossano qualcosa di verde o arancione. E poi c’è lo shamrock, il trifoglio che tutti si fanno disegnare sulla guancia come buon auspicio.
Tutti pronti in attesa della parata, mentre gli altoparlanti diffondono note di musiche tradizionali. Siamo a Galway, 55 mila abitanti, il vento pungente dell’Atlantico e tanta aria di festa.
La parata di San Patrizio non è una parata militare, non è una sfilata, non è una vetrina di tradizioni. E’ un po’ di tutto questo insieme: ci sono i militari irlandesi e americani, ci sono i carri allegorici e gli artisti in maschera, ci sono le musiche tradizionali.
Ma la parata, per lo meno nelle cittadine più piccole, è soprattutto una festa di comunità. Sfilano tutti. O meglio: sfila chiunque abbia in ruolo per la comunità cui appartiene. Alla parata di Galway hanno sfilato i soldati dell’esercito, i bambini delle frequentatissime scuole di calcio gaelico, i veterani di guerra e i rangers americani, le comunità straniere (compresi 4 infreddoliti congolesi!), i bambini e gli insegnanti della scuola di judo…
E ancora la banda musicale del paese e gli attori della scuola di teatro, una carrozza trainata da due cavalli e un anziano signore su un auto d’epoca! Di tutto un po’, ma tutti a mostrare fieramente le loro radici e un grande senso di appartenenza ad un popolo.
In tempi un po’ frettolosi e distratti, è l’occasione per la comunità di ritrovare sé stessa e riconoscersi. In una terra non sempre amica, dove il vento gelido spesso frusta la faccia, una terra che ha visto tanti suoi abitanti partire è fondamentale mantenere ben salde le proprie radici.
Here we go again,
we’re on the road again
on our way to Paradise.
Gente che parte, gli irlandesi, che si perde e si ritrova, che si adatta senza mai snaturarsi. Proprio come quel Patrizio che fu il primo grande viaggiatore irlandese e che, al suo popolo, dedicò i versi tra i più belli di tutte le preghiere.
May the road rise to meet you,
may the wind be always at your back,
may the sun shine warm upon your face,
and the rains fall soft upon your fields and,
until we meet again, may God hold you in the palm of His hand.
(“Sia la strada al tuo fianco, il vento sempre alle tue spalle, che il sole splenda caldo sul tuo viso, e la pioggia cada dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo, possa Dio proteggerti nel palmo della sua mano.”)