L’ultimo Rais della tonnara di Scopello scrutava le reti a bordo della sua piccola barca verde. La sua deve essere la più piccola delle imbarcazioni, per muoversi più velocemente possibile. Il corpo di guardia, i suoi quattro o cinque uomini più fidati, sono gli unici a potergli rivolgere la parola. Stanno ore ad osservare il fondo del mare, attraverso dei curiosi tubi infilati in acqua, alla cui estremità è sistemato un vetro trasparente. Compito fondamentale, il loro: aspettare l’arrivo dei branchi di tonni e poi contarli. Un nodo su una corda per ogni tonno che passa sotto alle barche.
Ad inizio aprile i quaranta tonnaroti (guai, a chiamarli pescatori!) hanno già sistemato qualche chilometro di reti a mare. Sempre nella stessa direzione; sempre secondo un preciso schema immutato da secoli. Lo avevano scoperto gli arabi quasi un millennio prima: i tonni sono animali abitudinari. Per riprodursi vanno sempre nello stesso posto, facendo sempre lo stesso percorso. Anno dopo anno…
Almeno dal 1468, quando la famiglia Sangervasio fa costruire il primo nucleo del baglio e della Tonnara di Scopello. Poi passerà alla Congregazione dei Gesuiti, fino a quando Garibaldi, sbarcato poco distante, confischerà i beni dei religiosi per trasferirli al demanio del nuovo stato… che poi li rivenderà, ma questa è un’altra storia…
Sempre lo stesso percorso, facevano i tonni. A Punta Raisi (che con Rais ha una certa assonanza) vanno a riprodursi, poi passano proprio davanti a Scopello per proseguire decisi a sud ovest verso la Spagna e il grande Oceano. Ignari di un destino che li porterà dentro un imbuto di reti, fissate al fondale marino da ancore pesanti oltre 450 chili e sistemate a mano dai tonnaroti. Un sistema di “camere” sempre più strette, fino ad arrivare all’ultima: la “camera di leva”, detta anche “la camera della morte”.
Qui accade qualche cosa di sovrumano. La corda del corpo di guardia è arrivato a 200 nodi. Duecento tonni. Un ultimo riconteggio rapido dei nodi, quasi come sgranare un rosario ateo. Uno sguardo d’intesa e poi il segnale del Rais: si può procedere alla mattanza.
Le reti alle spalle dei tonni si chiudono. L’unico corridoio aperto porta verso la “camera di leva”. Qui è adagiata sul fondale la più fitta delle reti, quella pensata e costruita per reggere il maggior peso. Ai lati di questo quadrato di mare sono disposti i tonnaroti ai bordi delle loro grandi barche. Al segnale dei Rais la fitta rete viene sollevata dal fondale.
E’ il momento della cialoma. Il canto ritmato, ancestrale, uguale dalla Spagna al Marocco, dalla Libia alle tonnare siciliane. “Ajaloma” è il mantra che detta i tempi per sollevare le reti. Duecento tonni del peso di centocinquanta, duecento chili l’uno, fanno tonnellate. Gli arpioni si piantano nei corpi sanguinanti dei tonni, che vengono tirati sulle barche con una disinvoltura strabiliante nonostante la fatica.
“L’impiccatoio”, stanza all’interno del baglio, è pronta ad accogliere i tonni per il dissanguamento immediato che consente alla carne di rimanere tenera. Poi, sul palo all’esterno della tonnara, i tonni vengono subito venduti all’asta. E il ciclo si completa così, nell’arco di una giornata.
E’ il maggio del 1984; il rais e i 40 tonnaroti non sanno che quella appena terminata, sarà l’ultima mattanza della tonnara di Scopello.
Qualche informazione di servizio:
Oggi la Tonnara di Scopello è una struttura privata. All’interno si trova un ristorante e un resort (magnifico, peraltro!). La parte esterna della tonnara è accessibile al pubblico: pagando un biglietto di 15€ a persona (10€ sotto i 16 anni) si hanno a disposizione i lettini sistemati sotto dei grandi teli bianchi che offrono un po’ di ombra.
All’interno della Tonnara c’è un bar dove si può mangiare e bere, a prezzi ovviamente molto più alti della media. Nessuno vieta di portarsi cibo e bevande e di consumarle all’interno, quindi meglio organizzarsi di conseguenza!
Nel prezzo dell’ingresso è compresa la visita guidata agli spazi museali della Tonnara. Da qualche anno i proprietari hanno recuperato molte stanze e allestite con gli oggetti originali utilizzati in preparazione e durante le mattanze. Il racconto delle guide è molto interessante ed avvincente, quindi non perdetevi la visita.
La Tonnara è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 18. Le visite al Museo si tengono ogni ora dalle 10 alle 17, con una pausa durante il pranzo.
Da ultimo, una considerazione sulla mattanza, da molti considerata una pratica estremamente crudele, sebbene praticata da secoli. In effetti, guardando le foto a colori, si rischia di rimanere impressionati. Oggi la mattanza non si fa più, ma solo per ragioni di opportunità economica. Oggi la pesca si fa individuando i branchi con i droni; le grandi navi lasciano le lunghe lenze ai quali i pesci abboccano. Poi vengono trascinati per chilometri prima di essere tirati a bordo, a volte già morti. Restiamo nel dubbio su quale sia il metodo più crudele…