Andrea, 26, Italia
Con una punta di curiosità mi chiedo perché devo scrivere nome, età e nazionalità su un foglio ingiallito e stropicciato.
Non obietto e lo chiedo all’autista del collectivo, solo dopo aver fatto quello che lui stesso mi ha chiesto.
“Perché è la stagione delle piogge e le strade sono scivolose. Ogni tanto qualche auto cade nel burrone e muoiono tutti. Così almeno sappiamo chi eravate”.

Ok, l’ha detto in spagnolo, quindi forse non ho capito bene. Ma un altro passeggero mi mostra una pagina di un giornale con le foto di un collectivo precipitato in un burrone.
Ok, avevo capito bene.

La nostra prima destinazione, burroni permettendo, è Chinchero.
La strada effettivamente non è per nulla rassicurante; le buche e le pozzanghere rendono ogni curva un’incognita. Proviamo a rilassarci chiacchierando con i passeggeri: non ci sono molti turisti, o forse non abbiamo scelto il mezzo di trasporto preferito dagli stranieri. Quindi è quello giusto!

Chinchero e Pisac sono le mete di un’escursione organizzata che parte da Cuzco. Noi però abbiamo deciso di arrangiarci e raggiungere entrambi i paesi con i mezzi…quindi è la scelta giusta! Burroni permettendo.
Arriviamo in una piazzetta dalla strada polverosa e parcheggiamo proprio accanto a questo taxi…

…dove intere famiglie con bambini aspettano pazientemente di farsi trasportare ai villaggi spersi sulle Ande.

Ci corrono incontro i bambini curiosi, zozzissimi e sorridenti. Questa è una caratteristica comune a tutti i paesi del Sudamerica: i bambini sono sempre chiassosi, sempre zozzissimi e sempre incredibilmente socievoli o, per meglio dire, per nulla timorosi.

Anche se, in alcuni casi, diventano timidissimi…

Siamo nella Valle Sacra degli Inca, quella segnata dallo scorrere del fiume Urubamba e Chinchero era uno dei paesi più popolosi, al tempo degli Inca.
Oggi si possono visitare l’area archeologica e un coloratissimo mercato domenicale.

“Si possono visitare”… se ce la fate!
Siamo a 3762 metri di altitudine e fatica e aria rarefatta si fanno parecchio sentire. Arranchiamo lungo la scalinata che porta alla Chiesa, quando succede la cosa più vergognosa ed umiliante che possa accadere: una vecchietta ricurva sotto il peso di una gerla zeppa di merce, ci supera sulla destra con estrema disinvoltura; gira la testa, ci guarda, ci sorride e ci distanzia lasciandoci al nostro ansimare.
Dignità definitivamente abbandonata nella Valle Sacra!

A Chinchero le rovine Inca sono un po’ ovunque: il villaggio era una specie di rifugio per Tupac Yupanqui, il figlio dell’imperatore Pachacutec, che vi fece costruire case, acquedotti e terrazzamenti tuttora visibili.
I sistemi di irrigazione resero i terrazzamenti molto fertili, al punto da far diventare il paese uno dei maggiori produttori di patate e cereali dell’intero impero Inca.
Proprio grazie a questa fertilità, nonostante l’altitudine, si diede vita ad un affollato mercato dove le popolazioni potevano venire a vendere o scambiare le loro merci anche dai paesi limitrofi.


Il grande mercato si tiene proprio sul terrazzamento principale, protetto dai grandi massi perfettamente levigati ed incastrati tra loro.

Poco sopra spicca la Chiesa spagnola, costruita nel 1607 ed unica traccia dell’era coloniale rimasta a Chinchero.
Il mercato è uno dei più belli che abbiamo visto!

Frutta, verdura, patate, cereali, stoffe (tra le più famose del Perù per l’intensità dei colori), cappelli e oggetti di artigianato… e poi le voci, i suoni, i profumi ed i colori… una costante di tutti i mercati, ma qui c’era un elemento in più che lo ha reso magico.

Il mercato è domenicale e forse per questo era frequente vedere tanti, tantissimi bambini seduti accanto ai genitori. Scene di dolcezza, di amore e di vita familiare oltre qualsiasi difficoltà di una terra in cui vivere non è per niente comodo…

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