Ferhandija 43. Se dovessi indicare un punto che ben rappresenta l’essenza di Sarajevo, direi Ferhandija 43. Nell’urbanistica cittadina qui succede una cosa molto strana, quasi come se in quel preciso punto ci fosse un confine spazio-temporale naturale, uno spartiacque tra due Mondi, tra due culture che si sfiorano.
Il bianco è un colore strano.
Simbolo di pulizia, purezza e di candore. Il silenzio della neve, l’innocenza immacolata dei bambini.
E’ la spiritualità del Paradiso e il freddo dell’eternità. Bianco è il Battesimo e il Matrimonio, nelle culture occidentali. Il lutto e la morte in estremo oriente.
Per la scienza è un non colore. Una mescolanza indistinta di tutti gli altri colori.
Battesimo ad Occidente, morte ad Oriente. Mescolanza estrema, indistinta.
Avete mai pensato come alcune date o alcune località evochino immediatamente immagini drammatiche? Pensate ad esempio a cosa evoca, nell’immaginario collettivo, l’11 settembre…
Mostar e Sarajevo…per chi ha più di trent’anni, le stesse sensazioni riaffiorano se si pensa a cos’ha significato la guerra in Bosnia e la città di Sarajevo nei primi anni novanta…