Il suo prodotto migliore, il vino, era conosciuto anche al tempo degli antichi romani.
Sembra la chiamassero Vallis polis cellae, la valle delle tante cantine, e alcuni ritengono che questa sia l’origine del suo nome attuale.E’ la Valpolicella: terra di dolci colline punteggiate di vigneti, pievi romaniche e siti preistorici, antichi borghi in sasso e parchi naturali.

Siamo a pochi chilometri dalla città di Verona, in quella parte di territorio veneto tra il Fiume Adige e i Monti Lessini: due zone dalle caratteristiche completamente diverse.

La bassa Valpolicella è terra di frutteti, colline con i vigneti, Chiese e Pievi di ogni epoca ; la montagna offre invece tartufi, borghi in sasso e grotte preistoriche con incisioni rupestri tra le più antiche d’Europa.

Il tour che vi proponiamo parte da Verona e, in poco più di 70 chilometri, vi mostrerà alcune delle più interessanti località della zona.

La prima tappa è a San Floriano, una frazione del Comune di San Pietro in Cariano.

Siamo a 20 chilometri da Verona, ma le strade sono già immerse nei vigneti e i saliscendi tra le colline spariscono in lontananza, nel verde delle viti. Si incontrano le prime cantine ed è subito chiaro quale sia la base dell’economia locale. Poco prima di entrare a San Floriano si trova la splendida sede della facoltà di scienze viticole ed enologiche dell’Università di Verona, per non farci mancare nulla, in tema di vino!

Poco oltre, la piazza dove sorge una delle più belle e antiche Pievi Romaniche della Provincia di Verona.

L’edificio risale al VIII secolo, epoca tardo longobarda e si presume sia stata costruita su un precedente tempio romano dedicato a Giove e su un successivo cimitero pagano:  inglobati nella muratura della Chiesa si notano infatti molti reperti romani e moltissime lapidi in marmo.

Oggi dell’edificio originale rimangono una parte del muro nord, riconoscibile perché costruito in ciottoli di fiume, e una parte dell’abside.

Nel corso del XII secolo la Chiesa medievale venne quasi completamente sostituita da un edifico in stile romanico che, a sua volta, nel corso dei secoli, subì nuove modifiche secondo il gusto delle varie epoche. Il più rilevante, nel corso del XVIII secolo modificò completamente l’interno, snaturandolo e rendendolo in stile barocco.

In questo gioiello ci sono moltissimi dettagli che meritano atttenzione: dalla facciata con due are votive romane, capovolte a significare il rovesciamento del paganesimo a favore della cristianità; all’interno il ciborio dietro l’abside e, tornando all’esterno, la serie di affreschi lungo la parete coperta dal porticato del chiostro seicentesco. Piccola oasi di tranquillità, dove sedersi e rilassarsi osservando il paesaggio.

Ripartiamo per affrontare la prima delle salite di questo itinerario. Siamo nel Comune di Sant’Ambrogio di Valpolicella e ci arrampichiamo verso il piccolo Borgo al nome curioso: San Giorgio Ingannapoltron.

Per la toponomastica ufficiale è San Giorgio di Valpolicella, nel club dei Borghi più belli d’Italia. E’ costruito sul cocuzzolo di un piccolo monte e da fondovalle sembra appena dietro l’angolo. In realtà si arriva dopo mille curve piuttosto ripide. Da questa illusione di vicinanza, il buffo nome assegnato dalla tradizione: “ingannapoltron” dove “poltron” significa “pigro”.

Il Borgo, dicevamo è tutto raccolto intorno alla piazzetta davanti alla Pieve Romanica.

Iniziate ad affacciarvi alla balconata verso le colline e osservate i filari ordinati e curati, i campanili delle Chiese nella vallata, i casali in sasso che ospitano le botti di Amarone, fino all’orizzonte dove spunta la grande macchia blu del Lago di Garda. Uno dei panorami più rilassanti che potrete vedere.

Bene, ora possiamo prepararci per un tuffo dalla preistoria al VII secolo.

San Giorgio è chiamato anche “il borgo degli Arusnati”, la popolazione che abitava la Valpolicella al tempo dei romani. Proprio dietro alla splendida Pieve si trova infatti un piccolo sito archeologico, dove sono state riportate alla luce capanne dell’età del bronzo, una cisterna per l’acqua e i resti di un laboratorio metallurgico. Nel villaggio in cima al monte quindi, si insediarono fin dalla preistoria; poi arrivarono appunto gli Arusnati e successivamente i Longobardi.

Proprio in quest’ultimo periodo venne costruito il primo luogo di culto, probabilmente pagano, e che diventò una Chiesa Cristiana, nel VII secolo. Per gli appassionati di storia, le iscrizioni nel ciborio fanno risalire la prima costruzione al regno di Liutprando, nel 712.

Curiosate tra gli affreschi del XI secolo e le tele, leggete le incisioni del ciborio, guardate i reperti conservati il piccolo Museo accanto alla Chiesa. Poi sedetevi nel chiostro e prendetevela comoda. Nei piccoli borghi il tempo scorre più lentamente.

Sedetevi ai tavolini del bar nella piazza, ordinate un buon bicchiere di rosso e fatevi raccontare qualche leggenda locale, come quella dell’ubriaco che entrò per errore in Paradiso, o la storia del terribile Bisso Galeto, il mostro mezzo gallo e mezzo serpente.

Storie che le nonne raccontavano ai nipoti durante il filò. Le famiglie, dopo cena, si radunavano nelle stalle e si sedevano sul fieno, accanto agli animali per sfruttarne il calore. Si faceva filò: le nonne filavano la calza raccontando le storie ai più piccoli, per farli addormentare. Spesso il filò coinvolgeva le famiglie delle intere corti e tra una storia e una leggenda, i ragazzi si scambiavano sguardi furtivi e nascevano nuovi amori. Talk show, chat e social network d’altri tempi!

Storie di condivisione, in queste vallate dal rigido clima invernale.

D’estate invece il sole riscalda i grappoli rubino e rende dolci gli acini. I più esposti al sole sono le “recie”, le “orecchie” del grappolo che vengono selezionate a mano per produrre il “recioto”: un vino rosso intenso, dolcissimo. Non perdetevelo, quando passerete da queste parti!

Lasciamo San Giorgio per salire ancor più in alto. La strada si inerpica e i panorami rubano lo sguardo. La città è sempre più lontana e i Borghi si fanno sempre più piccoli. Superiamo l’abitato di Fumane (se cercate un posto per un pranzo tipico, qui ne troverete diversi) e ci arrampichiamo verso Molina.

Poche case in sasso, un antico mulino e un meraviglioso Parco Naturale tra i boschi. Qui d’estate le temperature sono fresche e piacevoli e il ruscello vi accompagnerà in tutto il percorso nel verde.

Un’altalena vi farà dondolare fin sotto ad una cascata e se scivolerete nell’acqua, poco male…il fondo è bassissimo e al massimo vi darete una rinfrescata.

Passeggiate anche per il piccolo Borgo: la pro loco locale organizza visite guidate e aperitivi nel vecchio mulino.

Se capitate da queste parti alla prima domenica di agosto, proseguite per Gorgusello. Ancora un borgo; ancora più piccolo, ma che si anima per la festa del “reguso”.

Il “reguso” è il secondo taglio del fieno e da sempre è occasione, per gli abitanti della vallata, di incontrarsi per condividere vino e chiacchiere.

La festa è quanto di più spontaneo potrete trovare! E’ l’unica festa senza programma: non c’è una band, non c’è un’orchestra, non ci sono ospiti importanti. Ci sono tavolini e panche nelle corti; c’è una cucina che propone gnocchi di malga, grigliate, vino rosso e torte fatte in casa; ci sono i cocomeri al fresco della grande vasca in marmo dove un tempo le “lavandare” facevano il bucato.

Tutto spontaneo, e quello che succede, succede! Oggi la festa è diventata famosa ed è un appuntamento fisso per centinaia di persone. Molte più di quanto le vie del paese ne possano contenere, ma basta aggiungere un pentolone di gnocchi e una botte di vino e siamo tutti contenti!

Scendiamo a valle e torniamo verso Verona per un’ultima sosta di questo percorso tra vigne e tradizioni. Ci fermiamo a Novare, proprio davanti a Villa Bertani. E’ un candido gioiello tra le ville venete del 1700, circondata da un enorme parco ed ettari di vigneti. Oggi è di proprietà della famiglia Bertani, famosa etichetta di vini. La villa è aperta al pubblico e visitabile, insieme all’antica cantina dove tuttora riposano le botti zeppe di amarone.

Proprio accanto alla villa, si trova un punto di enorme interesse storico: sette fonti perenni sgorgano acqua purissima che alimentava l’acquedotto romano e riforniva la città di Verona.

Oggi l’acqua è ancora incanalata nelle antiche pietre romane e viene utilizzata per irrigare i vigneti, mentre alcuni tratti dell’acquedotto sono ancora visibili lungo il suo antichissimo percorso verso Verona.

Itinerario: Verona – San Floriano – San Giorgio – Fumane –Gorgusello – Novare – Verona

Totale 71 chilometri

Tempo totale di percorrenza: 2 ore.
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…e ora che avete tutte le informazioni utili…vi aspettiamo in Valpolicella!

2 Comments

  1. Prima O poi tornerò a visitare questi luoghi meravigliosi! Ragazzi i vostri articoli mi fanno sempre viaggiare con l’immaginazione…

    • Andrea - Impronte Nel Mondo Reply

      Grazie mille Cristiana! Ci fa molto piacere far viaggiare qualcuno, anche solo con il pensiero.
      …e se capiti da queste parti, faccelo sapere!

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