Il panorama è quello dei meleti. Sono ovunque; precisi, perfettamente allineati e curati disegnano dolcemente i pendii della vallata fin dove arriva lo sguardo. Siamo nella Val di Non, in una parte di Trentino dove la montagna non è dura e aspra e dove l’orizzonte appare lontano.
Partiamo a piedi, al mattino presto, dalla piccola frazione di Casez. Il Santuario di San Romedio apre alle 9 e ci piace l’idea di goderci il percorso in solitudine.


Non è solo quell’eremo tenacemente aggrappato alla roccia, ma anche tutto il resto del percorso a trasmettere una strana sensazione: stupore ed incanto, misticismo e rilassatezza. Anche qui, come in tutto il Trentino, c’è un grande rispetto per l’ambiente e la natura viene lasciata libera di esprimere al meglio il suo disegno. L’uomo è una presenza integrata ma non invasiva, rispettosa e quasi devota.

Al Santuario si arriva in circa 40 minuti di facile passeggiata tra i boschi, costeggiando un ruscello fragoroso. Oppure si può scegliere la via più pittoresca e panoramica: quella scavata nella roccia!
Anche in questo caso il percorso non è difficile ed è adatto anche ai bambini. Unico inconveniente: se per caso ha piovuto qualche giorno prima, dalla montagna potrebbe scendere qualche cascatella e dovrete…bè, passarci sotto di corsa!

Questo è quello che è successo a noi, ma se superate l’imprevisto con un impermeabile e qualche risata, non sarà certo un problema!
Il sentiero è stato ricavato da un antico canale irriguo dell’Ottocento, ed inizia proprio di fronte al Museo Retico di San Zeno, per terminare a pochi metri dal parcheggio sotto allo sperone roccioso.

Già, perché fin sotto al Santuario si può arrivare anche in macchina, facendo solo gli ultimi metri a piedi, ma se volete immergervi un po’ nell’ambiente, vi consigliamo caldamente di spendere questa oretta nella natura!

Gli ultimi gradini portano davanti all’ingresso del Santuario, proprio accanto alla porzione boschiva recintata, dove trova alloggio Bruno, l’orso che arriva dal Parco Nazionale d’Abruzzo.
Ora: se vi chiedete il motivo per cui ad un Santuario sia associata la figura di un orso, dovremmo raccontarvi un po’ di storia (e forse anche di leggenda!) di Romedio.

Membro di una ricchissima famiglia di Innsbruck, proprietaria di alcune saline nella valle dell’Inn (vi ricordate le saline di Innsbruck? Ne abbiamo parlato qui), Romedio fece un pellegrinaggio a Roma, a seguito del quale decise di donare tutti i suoi averi alla Chiesa e ritirarsi a vivere in alcune grotte della Val di Non.

Un giorno Romedio decise di andare a Trento a far visita al Vescovo Vigilio (oggi patrono di Trento), ma si accorse che il suo cavallo era stato sbranato da un orso. Romedio allora si avvicinò all’orso che, divenuto mansueto, si fece cavalcare portando Romedio fino in città.

Qui finisce la leggenda! La storia invece racconta che Romedio sia vissuto tra il IV e il V secolo, mentre il primo Sacello delle 5 Chiese oggi presenti, venne costruito nell’anno 1000. Da allora la tomba del Santo divenne luogo di devozione e culto, nonché meta di pellegrinaggi. Le altre Chiese vennero erette dal 1300 fino al 1918. I 130 scalini che le uniscono sono pieni di ex voto, alcuni dei quali risalenti anche al XV e XVI secolo.

Sul culmine dello sperone, al termine della scalinata, si trova proprio il Sacello più antico e le grotta dove visse San Romedio. La balconata esterna (se la visitate, tenete i bambini per mano!) offre una vista spettacolare sullo strapiombo e sul ruscello a fondovalle.

All’ingresso del Santuario si trovano le abitazioni dei 4 frati che oggi ci vivono; un piccolo negozietto di souvenir e prodotti fatti dai frati; un piccolo bar.
L’ingresso è gratuito e la visita (scalinata, foto e visita alle Chiese compresa!) dura circa un’oretta.
Molto di più dovrete invece fermarvi se volete vedere l’orso! Durante la nostra visita, ha deciso di rimanere ben nascosto nella sua tanta…ma se sarete più fortunati di noi, bè…aspettiamo le vostre foto!

 

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