Il Ghetto ebraico di Roma è una delle zone della città che più amiamo.
La zona tra il Portico d’Ottavia e la fontana delle tartarughe in particolare, ha un fascino unico. E’ uno di quei posti “intensi”, che oltre ad essere particolarmente bello dal punto di vista artistico ed architettonico, ha anche mille storie da raccontare.Sono le storie della più antica comunità ebraica al mondo, dell’intreccio con la vita della Chiesa Cattolica e delle bolle papali che si sono susseguite nel tempo. Le storie delle prediche coatte al Tempietto del Carmelo, dove le guardie papali costringevano la popolazione ad ascoltare poco convincenti inviti alla conversione; ma anche le storie di chi si tappava le orecchie con la cera, per non correre rischi!

Storie ben più drammatiche degli anni bui del Novecento; fantasmi che si sono allungati fino all’attentato degli anni Ottanta. Storie di lotta per “esistere”, sopravvivere attraverso una cucina che nasce poverissima, come la zuppa di pesce fatta raccogliendo gli scarti della vicina pescheria al Teatro Marcello e che oggi è diventata famosa, raffinata e rivive nelle mille trattorie kosher di Via del Portico d’Ottavia.

Il momento della giornata in cui il Ghetto svela tutto il suo incanto è il mattino presto, mentre la città si sta ancora pigramente svegliando: quando la sua strada principale è ancora vuota e silenziosa e i bar non hanno ancora sollevato le saracinesche. Il silenzio è rotto solo dal rumore che arriva dai forni.
Già, perché il Ghetto di Roma è un susseguirsi continuo di piccole pasticcerie e antichi forni che offrono dolci della tradizione ebraica. Una gioia per il palato ma, prima ancora, per l’olfatto.

Prima che il caos cittadino rubi l’attenzione ai nostri sensi, ci si deve lasciar trasportare dai profumi dolci, invitanti, quasi inebrianti. Un modo per iniziare il nuovo giorno con un sorriso. Impossibile rimanere indifferenti: i profumi ti attirano dentro ai negozietti, alla ricerca dei sapori della tradizione.

I ginetti, biscotti secchi da inzuppare; la pizza di beridde: un trionfo di canditi, mandorle e pinoli. E poi le torte! La più famosa è quella di ricotta e visciole del forno più antico: Boccione, al numero 1 di Via del Portico d’Ottavia. Uno spazio piccolissimo, una vetrina anonima in un angolo senza insegne.

Dentro si apre un mondo tutto da scoprire. Da decenni gestito da sole donne che custodiscono gelosamente le loro ricette. Non aspettatevi grandi complimenti: l’unica frase che ci siamo sentiti rivolgere è stata “che volete?”. Ma non ve la prendete: non è scortesia. Fa parte della più brusca e diretta romanità.

Entrate, lasciatevi trasportare senza timori. Poi, tuffatevi nei sapori.  Probabilmente ne scoprirete di sconosciuti.
La colazione al mattino presto, su una delle strade ancora vuote, nel Ghetto di Roma, non è solo un piacere: è una delle esperienze che a Roma non possono mancare!

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