Sigá sigá“.
Makis lo ripete mille volte. A noi e agli altri pochi avventori.
Piano piano“…
Del resto qui a Pentati il tempo dev’essere un concetto molto particolare.
Un mucchietto di piccole case aggrappate tenacemente alla montagna, un uliveto immenso che è lì da mille anni, i tronchi che per abbracciarli devi essere almeno in tre.
Laggiù, in fondo, il mare e una vista che nemmeno le più belle cartoline….
I gatti e i cani che si rincorrono e poi all’improvviso si fermano insieme nello stesso angolo di strada a prendere fiato.
Un piccolo bar dove la sera i vecchietti con il cappello si siedono sulle sedie di plastica bianca con davanti un caffè greco infinito e un ouzo.

E poi Makis e la sua taverna.
Lui è un signore non più giovanissimo e la “taverna da Angela” è la sua casa.

Di giorno lo si trova a fare il nonno che aiuta i nipoti con i compiti seduto al tavolino.
La sera ci accoglie come quando arriva un amico: un grande sorriso, una pacca sulla spalla, un abbraccio dolce ai bambini.

I tavoli sono zeppi dei suoi prodotti: verdure, soprattutto perché sopra alla casa, lungo il pendio della collina, c’è l’orto che cura con passione e dedizione.

Per prima cosa Makis ci offre un biscotto, ma se sei entrato per mangiare ti racconta quello che ha preparato come se stesse raccontando della prima Comunione dei nipotini. Con lo stesso entusiasmo.

Poi ci porta nella piccola cucina e ci mostra le pentole con il cibo pronto. Solleva i coperchi con il suo sorriso e ci racconta… Il brodetto di pesce, i gemistes, l’agnello in umido, il pollo al forno….

Dopo che abbiamo scelto, ci mette in mano i piatti, i bicchieri e ci invita ad accomodarci sulla terrazza dove cinque, sei tavolini sono pronti ad accogliere gli amici.

Makis porta i piatti che ha cucinato, anche aggiungendo qualcosa che non abbiamo chiesto. Così, giusto per farcela assaggiare.

Sigà sigà“… Guardando il mare là sotto e il sole rosso che si tuffa dentro.

Poi ci riporta in cucina per farci vedere che sta preparando la moussaka. Quella vera, con le verdure del suo orto. Le melanzane, le patate, i pomodori. Quella che per farla ci vogliono ore e lui si deve alzare prestissimo. Quella che “non è vero che chi ce l’ha in menù tutti i giorni è fatta in casa”.

La fa solo una volta la settimana perché deve cuocere lentamente.
Sigà sigà“…

Ci siamo tornati da Makis, per la voglia di rivedere il suo sorriso. E un po’ anche per la più buona moussaka mai mangiata nei nostri viaggi in Grecia.

Inutile dire che si mangia divinamente, perché da Makis non importa quello che mangi.

Importa come ti senti.

 

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