Quando pensiamo al Marais, ci viene in mente una panchina.
Una panchina in un piccolo parco, un cartoccio di formaggio e una baguette. Sono passati mille anni da quel pranzo: avevamo macinato chilometri a piedi per Parigi e quello era il nostro pranzo. Cercavamo un posto dove sederci a riposare e girando assolutamente a caso siamo capitati – senza nemmeno saperlo – in Place des Vosges.
Ci siamo seduti in quella incredibile, piccolissima oasi di pace, dove l’unico “disturbo” erano i passerotti che venivano a rubare le briciole di pane. Da quella volta, per noi, il Marais è quella piazza. E ogni volta che torniamo a Parigi, la baguette, il formaggio e la panchina sono una tappa immancabile.

Ma il Marais è anche molto altro, naturalmente. E’ un quartiere dove si mescolano storie di Regine e di amori, di Templari e di Re invidiosi, di mercanti di cavalli e di fornai; dove i drammi delle persecuzioni degli ebrei sono diventati piccoli giardini nascosti a perenne memoria.

Nel Marais ci sono i parigini. Anche i turisti, per carità, ma molti meno che in altre zone. Molti meno di quanti la zona meriterebbe, ma questo – grazie al cielo – contribuisce a mantenerla più autentica.
Quindi, se a Parigi cercate un quartiere caratteristico e non ancora esageratamente affollato dovete perdervi tra le vie del Marais. Già…perdervi come abbiamo fatto noi tanti anni fa, con in mano quel cartoccio di formaggio…

Il quartiere va dal Centre Pompidou in Rue Beaubourg fino alla Piazza della Bastiglia ed è un susseguirsi di viuzze, piazze e piccolissimi giardinetti nascosti tra i palazzi.
Come le Jardin de Rosiers, dedicato a Joseph Migneret, il direttore della scuola des hospitalieres di Saint-Germain, che durante le deportazioni naziste salvò decine di bambini ebrei. Per questo meritò il titolo di Giusto tra le Nazioni conferito dallo Stato di Israele.

Rue de Rosiers è nel cuore della zona ebraica di Parigi, dove ancora è possibile confondersi tra i parigini. Basta seguire i profumi di patisserie e boulangerie o magari, per un pranzo low cost, fermarsi per un falafel take away.

Il quartiere ebraico di Parigi ha il sapore di antico, di fragile, ma anche di insolitamente gioioso. Rappresentazione perfetta di un popolo che usa il sarcasmo anche per le proprie disgrazie. Un’antica libreria con le insegne incise in abjad blu, accanto ad un mosaico che ricorda le donne sradicate dalle loro casa durante le deportazioni e subito a seguire un bistrò, una pasticceria e una musica klezmer che inonda la strada ancora semivuota al nostro passaggio mattutino.

Nel Marais, che in francese significa palude, si insediarono i mercanti ebrei fin dal IV secolo con alterne fortune, legate al fatto che più volte vennero cacciati e poi riammessi nella zona, fino alla definitiva stabilizzazione avvenuta grazie alla concessione della cittadinanza francese.

Prima ancora però il Marais racconta la storia dei Templari, che dopo aver accumulato ricchezze combattendo in Terrasanta, si stabilirono proprio in questa zona. La bonificarono e vi costruirono la loro fortezza, nell’attuale Rue du Temple, continuando abilmente ad accumulare patrimoni e proprietà. I Re però, che prima utilizzarono la forza e il prestigio dei Templari per i loro affari, iniziarono ad invidiare il loro patrimonio e a pensare di appropriarsene. Fu Filippo il Bello, caduto in ristrettezze economiche ed invidioso, che gettò cattiva luce sui Templari. Falsità, maldicenze, processi, torture e messe al rogo costrinsero allo scioglimento del movimento e – naturalmente – alla confisca dei beni.

Indovinate in favore di chi? Ma del Re, naturalmente!

Tra le strade che hanno storie da raccontare c’è anche Rue de Francs-Bourgeois, quella che conduce alla “nostra” panchina nella meravigliosa Place des Vosges.

La via esisteva fin dal 1300, quando nelle case circostanti si stabilirono moltissimi tessitori e mercanti di stoffe. Da questo mestiere la strada prese il nome di Rue des Poulies (Via delle pulegge) e più volte durante la sua storia lo modificò, ma sempre mantenendo i riferimenti alla specifica professione svolta. Questo, fino al 1334 quando venne fondata una “casa d’elemosine” e un ospedale per persone povere. Queste persone, esentate dal pagamento delle imposte, erano chiamate Francs-Bourgeois, i “borghesi franchi”.

All’angolo tra Francs-Bourgeois e Rue des Archives ci sono gli archivi nazionali di Francia, mentre poco più avanti si trova “chez ma tante”. E’ il vecchio Monte di Pietà che i francesi chiamavano “da mia zia”; vergognandosi infatti del fatto di dovervi ricorrere per farsi prestare denaro, dicevano di aver avuto soldi “dalla zia”, da cui il curioso nomignolo!

E finalmente, arriviamo a Place de Vosges. La piazza, oggi delizioso angolo di tranquillità, ha in realtà una storia molto travagliata: inizialmente si chiamava Place Royale, perché vi si trovava la residenza dei reali di Francia, fin dalla fine del 1300. Caterina dè Medici però, a seguito della tragica morte del marito Enrico II, nel 1563 decise di far demolire il palazzo reale lasciando un enorme vuoto, presto colmato da fabbriche di tessuti, dalle abitazioni degli operai e da un mercato di cavalli che si teneva nel giardino centrale.

Fu grazie all’intuizione di Enrico IV nei primi decenni del 1600 che la Place Royale assunse l’attuale aspetto. Il Re decise di urbanizzare la piazza con 4 palazzi uguali e facendola quindi diventare il piccolo gioiello che ancora oggi possiamo ammirare.

Fu solo dopo la Rivoluzione Francese che la piazza cambiò nome: i Re non erano più molto apprezzati (!!) e la piazza venne così dedicata ai primi che pagarono le tasse al nuovo governo francese: i Volsci.

Il Marais oggi è quartiere della Parigi benestante, dove accanto ad un fornaio o ad un’antica libreria si trovano anche boutiques e atelier di moda, ma dove ancora si respira l’autenticità di uno degli arrondissement che ha fatto la storia della città.

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