Dopo aver ciondolato chilometri lungo le curve di Bosnia, non resistiamo alla tentazione dell’ennesimo cartello, con la scritta nera SIR. Del resto tutt’intorno alla strada ci sono montagne, prati e pascoli e qualche baracchino di legno dove all’interno i bambini aspettano pazientemente qualche cliente.E’ quasi ora di pranzo quando entriamo in una di queste casette per comprare del “sir”: il formaggio. Non c’è dubbio che si tratti di produzione locale, visto che le vacche pascolano poco distante da noi e pochi dubbi avevamo sulla bontà di quanto stavamo per comprare.

Il ragazzino davanti a noi parla solo bosniaco e la conversazione si fa divertente: scegliamo una piccola forma di formaggio bianchissimo; vorremmo chiedere di tagliarcelo a fette, ma oltre a SIR non sappiamo andare! Poco male, lo abbiamo mangiato a morsi!

Questo è stato il primo approccio a Travnik e alla sagoma del suo castello medievale in lontananza.
Siamo nel cuore islamico di Bosnia; nella cittadina che fu residenza del visir durante il dominio ottomano e che ospita tuttora la più antica scuola coranica d’Europa. E’ l’Oriente vicino a casa anche se, spaziando con lo sguardo tra i minareti, sembra di essere lontani anni luce.

Cerchiamo un po’ di refrigerio dal caldo estivo e ci accomodiamo sotto agli alberi, ad uno dei tavolini lungo il torrente. L’acqua è freschissima e alimenta una vasca piena di trote: specialità proposta da tutte le cucine dei localini intorno. Sono casette in legno con i tavolini e gli ombrelloni rossi in fila, ben allineati. Potrebbe essere una cartolina da un qualsiasi torrente in Alto Adige o in Slovenia.
Ma allora non siamo lontani anni luce?!

Castello di Travnik

Sopra alle nostre teste, la sagoma maestosa dello Stari Grad: il castello più grande e meglio conservato di Bosnia. Le fonti storiche fanno risalire la sua costruzione tra il XIV e il XV secolo, ma non vi sono dati più precisi. Quel che è sicuro fu lo scopo della costruzione; difendere la cittadina dai turchi. Altrettanto certo è il fallimento dell’obiettivo!

Castello di Travnik

Nel 1463 i turchi infatti, guidati dal sultano Mehmed II Fatih, conquistarono la cittadina e vi si insediarono stabilmente, fondando la scuola coranica, costruendo diverse Moschee e ristrutturando il Castello di Travnik dandogli la forma attuale e soprattutto facendolo tornare al suo scopo originario: essere uno strategico presidio militare a difesa e controllo delle terre intorno.
Nel corso degli anni il Castello venne utilizzato da truppe di diversi eserciti: dagli arcieri medievali ai soldati turchi, dall’esercito austroungarico a quello della Yugoslavia, fino alle truppe naziste, i partigiani di Tito e i soldati del tragico conflitto che portò alla disgregazione della Yugoslavia.

Saliamo sui bastioni del castello e i segni di quest’ultima guerra si vedono ancora molto chiaramente intorno alla cittadina. Le tombe bianche, tratto distintivo che ha accompagnato il nostro viaggio in Bosnia, si arrampicano sui fianchi della montagna. Anche qui, evidentemente, non c’era più spazio al cimitero.

Con lo sguardo cerchiamo di nuovo il ruscello, refrigerio anche per la mente; più a destra il minareto inglobato nelle mura difensive sotto alle quali, il paese circondato dal verde rigoglioso delle montagne.

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