Onde a terra se acaba e o mar comença” recita l’incisione sul grande ceppo marmoreo di fronte alle onde dell’Atlantico. Siamo sulla punta più occidentale del continente europeo: 38° 47’ Nord; 9° 30’ Ovest per gli amanti di geografia e statistiche, proprio dove finisce quello che per secoli è stato il Mondo conosciuto. “Dove la terra finisce e inizia il mare”.Luogo non proprio ospitale Cabo da Rocas, battuto dai venti atlantici e da violente onde oceaniche, a tutto invoglia tranne che tuffarsi in mare. O tranne che navigarlo, quel mare senza fine.
Non so a voi, ma per noi tutti i luoghi in cui la terra finisce e lascia spazio al mare, fanno un certo effetto. Un misto tra fascino irresistibile e curiosità mista ad un po’ di timore.

Così, d’improvviso con il mare davanti agli occhi, socchiusi per il forte vento, ci troviamo ad immaginare come dev’essere stato fare il navigatore ai tempi delle grandi esplorazioni per mare. Quale forza e determinazione fosse necessaria per decidere di salpare verso l’ignoto. Verso un buco nero. Entusiasmo o forse follia pura.

Di certo l’oceano, senza punti di riferimento, senza orizzonte e senza fine apparente doveva fare davvero paura. Forse anche oggi, visto da qui, un po’ di paura la incute…
E’ pomeriggio e il grande faro bianco e rosso continua incessante il suo lampeggiare. La sua attuale forma risale al 1842, anche se la costruzione originaria risale al 1772 e sembra essere il primo faro costruito in Portogallo. La sua potente luce, posta a circa 150 metri sul livello del mare, è visibile da una distanza di circa 50 chilometri.

Passeggiamo per uno dei sentieri che costeggia lo strapiombo sulle acque; pur essendo luglio non fa particolarmente caldo, complice il vento che soffia altrettanto incessante, fino a piegare i pochi ciuffi d’erba che riescono a crescere e sopravvivere qui.

Qui la costa è frastagliata in mille scogli, faraglioni e spuntoni rocciosi e la terra si lancia improvvisamente nell’oceano con un tuffo di 140 metri, senza appigli, senza gradualità, senza mezze misure.
Un po’ come tutte le terre estreme, di confine.

Laggiù in fondo, il mare dalle acque gelide, limpide, cristalline. Il luogo è straordinariamente desolato ed è forse questo che conferisce particolare fascino. Del resto, come immaginereste il luogo dove “finisce il mondo” se non freddo, ventoso, isolato e senza niente intorno?
Ed effettivamente a Cabo da Rocas non c’è niente. Sarete voi, qualche altro turista (durante la nostra visita, non moltissimi, per la verità!) e tanti gabbiani.

Il luogo dista 40 chilometri circa da Lisbona e una 15 circa da Sintra ed è comodamente raggiungibile in auto, un po’ meno con i mezzi pubblici. A poca distanza dalla croce e dal ceppo di marmo, si trova un parcheggio e un centro con un bar e un negozio di souvenir dove, se siete particolarmente feticisti, potete chiedere il certificato che attesta il vostro passaggio agli estremi confini del Mondo.

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