La strada che collega Jaipur ad Agra è lunga e trafficata. Come ormai d’abitudine durante i nostri spostamenti in India, incrociamo e superiamo qualsiasi mezzo di trasporto sia in grado di muoversi. Naturalmente buona parte del traffico è rappresentato dai mezzi a trazione..animale!
Il lungo strato di asfalto diventa terra battuta non appena si entra in qualche paese. Le buche, i carrettini, le vacche, costringono Gjtender, la nostra guida-autista, a slalom decisi e ad incursioni nella corsia sbagliata.

I tempi degli spostamenti, da queste parti, non possono che essere approssimativi: pura teoria. Diventa quindi necessario, dopo un bel po’ di tempo e di brividi lungo la schiena ma non di altrettanti chilometri, fermarsi a prendere fiato Gjtender ci propone quindi una deviazione verso il villaggio di Abhaneri  per visitare un pozzo, definendone “curiosa” la costruzione.

Ovviamente ci lasciamo volentieri portare fuori dalla strada principale, per entrare in questo villaggio piccolo e dalle strade sconnesse e polverose.

Dopo una discussione in Hindi, che aveva tutto l’aspetto di una contrattazione, il giovane ragazzo che si presenta come guida locale ci lascia passare, offrendosi di accompagnarci.

Anche a questo ci si abitua, in India: tutti ti offrono qualche servizio, ovviamente in cambio di qualche rupia. Accettiamo l’offerta ed entriamo in quello che sembra essere la facciata elegante e decorata di un palazzo.

In realtà è la facciata che copre una costruzione effettivamente strabiliante…

Appena entrati troviamo un piccolo tempio dedicato a Ganesh, il Dio della fertilità dai tratti d’elefante.

L’atmosfera dei templi indiani, piccoli o grandi che siano, trasmettono sempre una strana sensazione: misticismo, ascesi, desiderio di contemplazione.

L’incenso che brucia, i fiori arancioni, le offerte dei fedeli: qualche banana, dei biscotti. E, naturalmente, le persone che pregano. Espressioni di una fede e modalità di approccio alla spiritualità piuttosto lontane dalle nostre Cattedrali.

Superiamo gli archi e ci affacciamo sui trenta metri che ci separano dall’acqua verde.

Chand Baori non è semplicemente un pozzo. Era una risorsa fondamentale per tutti gli abitanti del paese e, come tale, meritava importanza.

Costruita nell’ottavo secolo dal Re Chand di Abhaneri, rappresenta uno dei più antichi, se non il più antico, pozzi del Rajastan. La struttura ha oggi un forte impatto scenico, con i 3500 gradini in perfetta simmetria a scendere i quasi 30 metri rispetto di profondità.

Ne deriva una costruzione dall’aspetto architettonico e artistico davvero sorprendente.

In realtà la struttura era così ideata solo per permettere il facile accesso all’acqua da parte di tutti e da qualsiasi lato.

Il pozzo aveva acquisito però, nel corso degli anni, anche altre funzioni. Innanzitutto era un serbatoio d’acqua, bene fondamentale, in una zona piuttosto arida come il Rajastan.

Ma soprattutto i gradini erano diventati anche punto d’incontro per la popolazione del paese.

Ne realizziamo la ragione man mano che ci avviciniamo al livello dell’acqua, iniziando ad avvertire un piacevole sollievo dall’arsura e dalla polvere.  Infatti, scendendo lungo i trenta metri di profondità, la temperatura si fa un po’ più fresca, fino a scendere di 5-6 gradi rispetto alla cima del pozzo.

Ci sediamo sui gradini ed osserviamo l’acqua, oggi verde e ricoperta completamente di alghe, a significare che il pozzo non assolve più alla sua originaria funzione. Rimane un edificio molto interessante e una sosta a sorpresa che si è rivelata davvero una bella scoperta!

Write A Comment